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Ultimo aggiornamento: 05 Luglio 2025 (Messidor - Groseille)

Ciò che appartiene alla ragione è in opposizione
con quel che soddisfa la vera natura dell'amore:
la ragione non può infatti portar via nulla all'amore,
né a sua volta può dargli alcunché.
La vera ragione dell'amore è un'onda che cresce sempre,
senza arrestarsi mai.
(Hadewijch d'Anvers, da Lettera XX, p. 152)







Le beghine queste sconosciute (in Italia)

Begin the béguines - Le origini - Mistiche - I canti

Begin the béguines

In Italia le beghine sono poco conosciute, e la definizione "beghina" è da sempre presente in italiano per definire una donna molto pia, molto religiosa. In realtà definire le beghine è cosa assai più complessa e a mio avviso non basta la pagina di Wikipedia.
Questo piccolo volume in francese è secondo me più adatto, anche se ovviamente non può essere esaustivo. Come per "Perla", un altro testo medievale di cui ho parlato qualche settimana fa, anche questo libro è sostanzialmente e quantitativamente diviso in due: una corposa e interessante introduzione che prende metà volume (firmata con le iniziali), mentre l'altra metà è rappresentata dal testo originale, medievale, vero e proprio. In questo caso in particolare si tratta dei Liederen (Canti), che in francese sono definiti come "Poems", di Hadewijch d'Anversa "mistica e poetessa fiamminga, vissuta probabilmente nel ducato di Brabante. Legata al nascente movimento delle beghine". Oltre ai canti, o poemi, sempre di Hadewijch abbiamo anche le Brieven (Lettere) e le Visionen (Visioni) che però purtroppo non ho ancora trovato pubblicate, ma forse come sempre è colpa mia che non ho saputo cercare bene.

Per i begardi (la versione maschile delle beghine) possiamo accontentarci della definizione iniziale che ci dà Wikipedia al link di cui sopra: "membri di associazioni religiose formatesi al di fuori della struttura gerarchica della Chiesa cattolica, con lo scopo di una rinascita spirituale della persona tramite una vita monastica, ma senza voti". Per le beghine però ci vuole qualcosa di più.

Le origini

Sulle origini del movimento si sa poco, l'unica cosa certa è la zona: principalmente Belgio, Francia del Nord, Renania e Baviera in riferimento al libro, mentre Wikipedia sembra essere più decisa indicando più specificatamente le Fiandre. Sicuramente i beghinaggi più importanti erano in Belgio, o potremmo forse dire anche "sono" visto che ancor oggi ci sono dei movimenti assimilabili in zona.
Per continuare un'estrema sintesi accenniamo anche alle origini del nome, ma anche qui non c'è nulla di certo. Lambert le Bègue, Lamberto il Balbuziente ("quia balbus erat"), sembra che abbia avuto una certa influenza sul movimento anche se ormai è accertato che non ne è stato il fondatore, da qui l'ipotesi che dal cognome "Bègue" sia potuto derivare il termine "béguine", ma probabilmente bisogna cercare altrove. Fra parentesi è interessante notare come questo prete sia stato accusato di eresia, di un dissenso definito "cataro" da Eckbert de Schönau (autore di "Sermones contra catharos" scritto verso il 1165): questa accusa si ricollegherà a quanto andremo ad analizzare successivamente per le beghine.
Tornando a Wikipedia:

L'Enciclopedia Britannica respingeva le tesi secondo cui il nome deriverebbe da Begga di Andenne o da un'immaginaria vecchia parola sassone, "beggen", che significherebbe "mendicare" o "pregare".[3] L'edizione odierna della Britannica definisce tuttavia "incerta" l'origine etimologica della parola, che sarebbe comunque nata come termine dispregiativo. Nel corso del XX secolo è stata avanzata un'altra ipotesi: i termini deriverebbero da "albigesi", un altro movimento ereticale diffuso in Europa tra il XII e il XIV secolo. Alcune enciclopedie, invece, tendono a non prendere in considerazione quest'ultima derivazione.

Ed ecco che torniamo ai catari, di cui "albigesi" non è altro che un sinonimo derivante dalla città di Albi (vedi qui). Ma non è un caso: tra le altre cose possiamo inserire le beghine in quei movimenti eretici, nel nostro caso direi più sul filo del rasoio, che sono sorti in tutta Europa in quegli anni.
E infatti la loro dottrina è stata condannata dal concilio di Vienne, del quale ho parlato guarda caso la settimana scorsa in questa pagina.
Come gli altri movimenti eretici del periodo, anche le beghine praticavano e predicavano il ritorno alle origini del cristianesimo, con povertà, umiltà, castigatezza di costumi. Se a tutto questo aggiungiamo il loro rifiuto di prendere i voti, quindi la volontà di restare emancipate e autonome, capiamo bene come possono aver attirato l'antipatia, per non dire l'ira, dei vertici della chiesa. Non di tutti però: e infatti sono state riabilitate poi da Giovanni XXII, che non a caso aveva forte simpatia verso i francescani, altro ordine che aveva viaggiato precedentemente sul filo del rasoio dell'inquisizione.
In realtà comunque questa indiscutibile autonomia non era una presa di posizione femminista ante litteram: spesso e volentieri c'è stata osmosi tra ordini monastici femminili e beghinaggi. Incentrare l'analisi del fenomeno all'insegna dell'emancipazione femminile è secondo me riduttivo: l'aspetto in assoluto più importante è senz'altro quello del misticismo.

Mistiche

Mais l'influence des béguines sur le sentiment religieux fut surtout notable par le développements nouveaux que leur enthousiasme devait donner à la mistique nuptiale et à la mistique de l'Essence.

Ma l'influenza delle beghine sul sentimento religioso fu notevole soprattutto per i nuovi sviluppi che il loro entusiasmo diede alla mistica nuziale e alla mistica dell'Essenza.

L'introduzione, che per inciso poteva fare da libro a sé stante, è particolarmente centrata perché, pur trattando anche gli aspetti storici e materiali, si concentra specificatamente sulla questione a mio avviso più importante: il misticismo. Ci sono due tipi di misticismo che in tedesco si chiamano Brautmystik e Wesensmystik. Quest'ultimo non è ancora presente su Wikipedia, ma lo troviamo spiegato bene nella pagina dedicata a Meister Eckhart.

Il rapporto tra Dio e Anima esiste, si constata non solo la somiglianza, ma piuttosto l'identità, per questo infatti l'essenza dell'anima viene colta a colpo d'occhio. La scoperta del fondo dell'anima è la realtà vera dell’essere umano, che è spirito, così come Dio è spirito: "C’è una luce nell’anima, dove mai è penetrato il tempo e lo spazio. Tutto ciò che il tempo e lo spazio hanno mai toccato, mai è giunto a questa luce. E in questa luce l’uomo deve permanere".
[...] Eckhart affermando che Dio si riproduce completamente nell'intelletto, poiché Dio genera il proprio Figlio negli uomini in un atto creativo continuo e ininterrotto, invoglia l'uomo al cammino interiore affinché affinando il corpo e l'anima riesca successivamente a distaccarsene.
Il risultato della nascita di Dio nell'anima è la "pace". Con questo termine Eckhart intende un radicale distacco ed una perenne contemplazione. Un uomo del genere non è più un'individualità ma è quel che deve essere nel sovra-essere.

Sembra quasi che la differenza tra i due filoni mistici sia più di immagine, di raffigurazione che di sostanza. Se per Meister Eckhart l'immagine che rappresenta la mistica dell'Essenza è quella "fuoco [che] è generato all'interno del legno gli trasmette la propria natura e la propria essenza, e il legno, da sé, diviene sempre e sempre più simile al fuoco", nel matrimonio mistico l'immagine è quella del "Cantico dei Cantici", l'immagine del fidanzamento e delle nozze, dove la sposa è terrena per cui non si tratta di una ierogamia, ma di un congiungimento con Dio da parte dell'uomo.
E' in questo slancio mistico assoluto che le beghine viaggiano sul filo del rasoio: al di là delle accuse relative alle traduzioni e all'uso del volgare al posto del latino, posizioni che allontanano dall'ortodossia cattolica, nella loro ricerca mistica di purezza associata al rifiuto delle regole monastiche e dei voti definitivi, si avvicinano al catarismo e, più in generale, allo gnosticismo. L'autore dell'introduzione parla esplicitamente di gnosticismo "platonicizzato", ripercorrendo tutta la catena che dagli gnostici arriva ai catari (passando da Sant'Agostino), per poi proseguire nel misticismo pienamente ortodosso di Guglielmo di Saint-Thierry.
Nella citazione che ho riportato all'inizio di questa pagina Hadewijch rifiuta la razionalità per la ricerca dell'Amore: "ciò che appartiene alla ragione è in opposizione con quel che soddisfa la vera natura dell'amore". E l'amore è il Leitmotiv dei poemi riportati nel libro, ma è un obbiettivo che si raggiunge per conoscenza diretta.
Non stupisce dunque che, ad esempio, Margherita Porete sia stata bruciata sul rogo il 1º giugno 1310 in Place de Grève. Anche se nell'introduzione del nostro libro l'autore mette la cosa molto in dubbio, ufficialmente è l'autrice de "Lo specchio delle anime semplici" che ci propone, coerentemente con Hadewijch,

un dialogo fra tre personaggi allegorici: Amore, Anima e Ragione; tutti e tre sono personaggi femminili (l'Amore viene nominata "dama"). La Ragione incarna il regime della mediazione (sia come concatenamento razionale, sia come ragione discorsiva, contrapposta all'intelletto intuitivo); l'Anima è l'espressione dell'autrice stessa; l'Amore rappresenta l'amore per Dio.

Potremmo proseguire l'elenco anche con Beatrice di Nazareth, che fra l'altro è un esempio di beghina che poi si è fatta monaca cistercense. Beatrice ha avuto come Hadewijch un'esperienza mistica intensa con delle visioni, e in queste descrive la Transverberazione, l'assalto del Serafino, la "ferita d’amore [che] indica la trafittura del cuore con un oggetto affilato (freccia o lancia), da parte di una creatura angelica o di Cristo stesso".

I canti

Se da una parte di Hadewijch abbiamo le "lettere" come razionalità, le "visioni" come puro misticismo che in pratica comunque non può essere tramesso direttamente, in mezzo tra le due abbiamo i canti, i poemi, la poesia, insomma: l'arte.
Mi ricollego ad Heidegger: il linguaggio è il limite del nostro mondo, del nostro esserci, per avvicinarsi all'ente il linguaggio deve trasformarsi, deve diventare quello della poesia. Nella sua «svolta» intellettuale (Kehre) egli stesso cambierà il proprio linguaggio, facendolo diventare più "oscuro e ambiguo" come dice Wikipedia. Pur usando un linguaggio apparentemente simile a quello della quotidianità, quello della poesia è diverso: nell'arte si trasforma.

Il porsi in opera della verità apre il prodigioso, rovesciando l'ordinario e ciò che è mantenuto come tale.
La verità, aprentesi nell'opera, non trova in ciò che è durato finora né fondamento né giustificazione.
Ciò che è durato finora non trova nell'opera che la confutazione della sua realtà esclusiva.
Ciò che è instaurato dall'arte non trova né contrappeso né compenso in ciò che è immediatamente presente e disponibile.
La fondazione è un traboccamento, una donazione.
(da L'origine dell'opera d'arte, Verità e arte, p. 59)

Già dal primo poema, come in un haiku Hadewijch usa le suggestioni della natura per parlarci dell'amore: "Si froid que soit encore l'hiver, / les jours brefs et les nuits longues" (Per quanto freddo possa essere l'inverno, / le giornate sono corte e le notti lunghe), "voici la saison nouvelle, / les noisetiers font des chatons" (arriva la nuova stagione, / i noccioli stanno producendo amenti).
Troviamo un invito all'armonia con la natura, e contemporaneamente troviamo anche l'invito a penetrare "l'alta conoscenza senza parole dell'amore puro". Hadewijch usa la felice espressione "dans la présence d'absence", "nella presenza d'assenza": la contemplazione c'è nel vuoto dei pensieri.

Ce que l'homme appréhende dans la connaissance nue de haut contemplation, celà est grand assurément - est n'est rien
si je compare si qui est saisi à qui fait defàut.

Ciò che l'uomo apprende nella nuda conoscenza dell'alta contemplazione è certamente grande, e non è nulla
se paragono ciò che si comprende a ciò che manca.

Autore: Hadewijch d'Anvers
Titolo: Écrits Mystique de Béguines
Editore: Éditions du Seuil
Copertina: Brossura
Pagine: **
Anno di pubblicazione: 2023 (I° ed.1988)
Dimensioni: 22 × 14 cm
EAN: 978-2-7578-0997-6
Prezzo: 7,50 Euro

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