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Ultimo aggiornamento: 24 Maggio 2025 (Prairial - Canard)
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose
trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
(Vangelo di Matteo, 13:45-46)
Famoso o semisconosciuto? - Questa edizione - Inevitabili paralleli - In interiore homine habitat veritas
Famoso o semisconosciuto?
L'obbiettivo di questa sezione sarebbe quello di offrire una rassegna di libri un po' originali, che forse non si conoscono,
insomma, per dirla con Umberto Eco che ho già avuto modo di citare:
"la principale funzione della biblioteca è di scoprire dei libri di cui non si sospettava l'esistenza".
In questo caso stiamo parlando però di un classico della letteratura medievale inglese, ma è veramente così conosciuto?
La risposta è che se questo poema nei paesi anglosassoni, e in particolare in Inghilterra, è ben noto, in Italia lo è decisamente meno.
E' pur vero che in qualche pagina web in italiano se ne parla, ma spesso o sono documenti specialistici legati a corsi universitari,
o sono pagine legate alla figura di
Tolkien
che apprezzava particolarmente il manoscritto e che su questo aveva scritto anche testi di critica letteraria.
La prova di questa differenza di fama la vediamo già da Wikipedia: se in inglese troviamo addirittura due pagine titolate a "Pearl",
una complessiva per il
manoscritto British Library MS Cotton Nero A X/2,
e una specifica per il
poema "Pearl",
in italiano c'è una pagina per l'intero manoscritto però focalizzata sull'altro poema,
"Sir Gawain e il Cavaliere Verde"
contenuto nello stesso manoscritto, e c'è poi una pagina sull'autore,
"Pearl Poet",
dove però a dispetto del titolo è sempre il racconto di Sir Gawain ad essere considerato principale.
Anche cercando le edizioni cartacee italiane si ha la stessa sensazione: oltre a quest'edizione del 1989 di Pratiche Editrice in mio possesso,
ne ho trovato solo un'altra di Luni Editrice di nove anni dopo.
Insomma: forse non ho cercato accuratamente ma sono tutte edizioni dello scorso secolo, non ho trovato niente di recente in italiano.
Questa edizione
Quest'edizione è sostanzialmente divisa in tre parti: un'introduzione impeccabile di Enrico Giaccherini, che è anche il traduttore e quindi direi il curatore a tutto tondo,
il testo vero e proprio in lingua originale con la traduzione a fronte e le note in fondo, molto tecniche e precise.
L'introduzione è piuttosto completa e comincia con il contestualizzare il testo. Essendo autore ed opera coevi del
Chaucer
Giacchini ci specifica che già all'epoca quest'opera faceva parte di una letteratura provinciale, minore rispetto a quella londinese.
C'è quindi la contestualizzazione all'interno del manoscritto "MS Cotton Nero A X/2": il primo poema è proprio "Pearl", gli altri sono "Cleanness", "Patience" e
il già citato "Sir Gawain and the Green Knight" (titoli non presenti nel manoscritto ma attribuiti a buon senso in epoca moderna).
Quindi il curatore si dilunga sugli aspetti più tecnici come la metrica.
Alla base di tutto c'è il verso allitterato:
sostanzialmente all'interno dei venti gruppi di stanze la stessa parola si riprende più o meno esattamente nel primo e nell'ultimo verso di ciascuna stanza.
Il componimento rientra nel movimento dell'Alternative Revival della seconda metà del '300.
Sulla parte "numerica" (mi si passi il termine) poi c'è da sbizzarrirsi:
Pearl si compone di 1212 versi, suddivisi in 101 stanze di 12 versi ciascuna, ripartite a loro volta in venti gruppi di cinque stanze ciascuno,
con l'eccezione del gruppo XV che ne conta una in più [...]
anche uno sguardo superficiale non può fare a meno di cogliere l'importanza che assume nell'impianto del poema il numero 12:
12 versi per stanza, il totale dei versi che, letto in sequenza lineare, raddoppia il numero 12,
il fatto che 12 per 12 richiami esplicitamente quel 144 che, in migliaia, rappresenta il numero della schiera dei virgines,
i "redenti della terra" di un'immagine apocalittica (come si vedrà più avanti) centrale in Pearl. [...]
L'intero componimento, come si accennava, è infatti contrassegnato da un'ambiziosissima complessità tecnico-strutturale,
in primo luogo sotto il profilo metrico, tale da farlo definire dal Cawley "probably the most complezx poem written in english".
Nella parte centrale del libro c'è quindi il testo del poema con traduzione a fronte.
Qui c'è una curiosa particolarità: forse per dare il senso dell'antico, o forse semplicemente per distinguere l'originale dalla traduzione,
sono stati usati due font diversi.
L'originale è in un font tipo macchina da scrivere (Courier?), mentre la traduzione è in un font più "editoriale" (Times New roman?).
Sintetizzo il contenuto sfruttando la suddivisione in tre parti del poema proposta dal curatore: il prologo, la visione e l'epilogo.
Nel prologo abbiamo il protagonista, il "gioielliere" come si definirà successivamente, che perde la sua "perla" nella "macchia".
Metto le virgolette perché appaia evidente che tutte le definizioni vanno intese in senso allegorico ancor prima che letterale.
Quindi si addormenta e sogna.
Nel sogno viene trasportato in paradiso, ma forse sarebbe meglio dire in un'anticamera del paradiso, dove conversa con una fanciulla al di là di un ruscello.
Una piccola digressione su questa parola:
"anticamera" è una definizione mia visto che a sua esplicita richiesta la fanciulla gli riferisce che non può attraversare il ruscello senza che il suo corpo muoia:
"Tu desideri attraversare questo fiume; / Prima tu devi tenere un'altra condotta: / Più freddo nella terra deve calare il tuo corpo, /
poiché fu perduto nel giardino dell'Eden".
Quindi siamo ancora in una situazione profana, ovvero pro-fanum, davanti al luogo sacro.
Da qui in poi il protagonista intrattiene con la fanciulla una conversazione di alto valore teologico, con espliciti riferimenti evangelici.
Nell'epilogo infine, il sognatore violando il divieto tenta di attraversare il ruscello ma a quel punto si risveglia nel giardino dove aveva perso la perla.
Un giorno anche lui l'attraverserà, ma per ora è stato solo un sogno.
Nella terza parte di quest'edizione, infine, ci sono le note che oltre ad aiutare nella comprensione del testo,
oltre a rendere il lettore partecipe delle difficoltà intrinseche della traduzione,
sono senz'altro di aiuto a chi, più esperto di inglese, vuole coraggiosamente affrontare il testo originale. Si tratta di
inglese medio (Middle English)
che presenta a mio avviso le stesse difficoltà della
"vulgari eloquentia"
dantesca per chi parla bene l'italiano moderno.
E dopo questo paragone probabilmente qualche purista si metterà sulle mie tracce: speriamo bene.
L'unico particolare (assolutamente insignificante) che mi lascia perplesso è la scelta dell'immagine di copertina.
Il manoscritto ha delle splendide immagini, estremamente eloquenti, che se si trovano anche su Wikipedia vuol dire che sono di pubblico dominio,
quindi non capisco perché mettere un "particolare della parte esterna di un pannello del Dittico Wilton, scuola francese,
seconda metà del XIV sec. (Londra, National Gallery")".
Sicuramente il periodo è giusto, ma cosa c'azzecca un cervo?
Inevitabili paralleli
Il primo parallelo lo propone già Giaccherini nell'introduzione: nella
Commedia Dantesca
"all'ingresso del Paradiso terrestre, situato sulla cima della montagna del Purgatorio, Virgilio, che secondo l'interpretazione figurale rappresenta la Ragione,
scompare (Purgatorio, canto XXX) e viene sostituito da Beatrice, raffigurante la Grazia della fede, la Teologia".
Per scatenare pienamente l'ira funesta di tutti gli studiosi di letteratura medievale, mi permetto qui un confronto sinottico:
"Gioielliere", disse quella pura gemma, |
e cominciò: "Tu stesso ti fai grosso |
Apparentemente opposti questi versi ci dicono la stessa cosa: entrambi, il gioielliere e il vate, vengono rimproverati dalle due donne in modo opposto.
Sono simmetricamente opposti perché l'uno crede di essere fisicamente in paradiso ma sta sognando, "Tu dici di credere ch'io sia in questa valle /
Perché vedere mi puoi con i tuoi occhi", mentre l'altro, viceversa, sta seguendo ragionamenti "col falso imaginar, sì che non vedi /
ciò che vedresti se l’avessi scosso" e Beatrice deve ricordargli "Tu non se’ in terra, sì come tu credi".
In pratica però coincidono: di fatto entrambi, il gioielliere ed il poeta, errano col ragionamento perché non la razionalità, ma la sola fede può aiutarli nella comprensione.
Un altro parallelo che da studioso serio Giaccerini non fa, ma che io da cazzeggiatore fantasista mi permetto di proporre, è quello con la celebre
Hypnerotomachia Poliphili,
"da molti ritenuta il capolavoro tipografico di Aldo Manuzio, se non il più bel libro nella storia della stampa".
Anche se si tratta di un libro posteriore di più di un secolo (dicembre 1499) rispetto al nostro manoscritto, a mio avviso presenta molte affinità in quanto
"si tratta di un viaggio iniziatico che ha per tema centrale la ricerca della donna amata,
metafora di una trasformazione interiore alla ricerca dell'amore platonico".
Laddove la "donna amata" è un'allegoria, così come la fanciulla-perla del manoscritto.
Le analogie appaiono evidenti fin dalla parte grafica: i nostri eroi addormentati palesemente si somigliano (vedi l'immagine accanto).
Nel sonno entrambi stanno partendo, tramite il sogno, alla ricerca di quell'amore "che move il sol e le altre stelle",
ma per giungervi devono rintracciare, devono giungere fino alla propria "Polia", alla propria "Perla".
In interiore homine habitat veritas
Ripartiamo dal titolo: la citazione iniziale che ho messo dal Vangelo di Matteo (13:45-46) non è casuale. Nel testo ai versi 733-736 del manoscritto è così esplicitata:
Questa perla senza pari, comperata a caro prezzo,
Per la quale il gioielliere diede ogni sua ricchezza,
E' simile al regno dei cieli splendente.
Così disse il Padre della terra e delle acque;
Questa parabola è presente in due vangeli ci dice la solita Wikipedia: in un vangelo sinottico, Matteo per l'appunto, e dal Vangelo di Tommaso. Attingendo a piene mani dal link:
Secondo il criterio di analisi hapax legomenon, il Vangelo di Tommaso è indipendente dal testo dei vangeli canonici per il 60-70% delle sentenze o detti.
Data la sua relazione con questi testi, la sua data di composizione è dibattuta tra gli studiosi:
alcuni lo ritengono contemporaneo dei vangeli sinottici, se non addirittura antecedente a questi,
risultando in una datazione intorno al 50/60 ma comunque non posteriore alla fine del I secolo;
la maggioranza degli studiosi ritiene che sia successivo, in quanto mostrerebbe una dipendenza parziale dai vangeli canonici,
e lo datano tra il 120 e il 140 circa.[...]
Una prova a sostegno della datazione bassa di Tommaso è il suo riconoscimento come opera gnostica
La perla la ritroviamo anche in un altro testo gnostico, l'Inno della Perla, contenuto negli
Atti di Tommaso,
e qui le analogie col nostro poema sono ancora più marcate.
Nell'inno la perla deve essere cercata in Egitto dove il protagonista, "figlio di un re", si dimentica, non sa come,
cosa era andato a cercare, ma ad un certo punto da casa lo "risvegliano":
43 Alzati, svegliati dal sonno e ascolta le parole della lettera
44 Ricordati che tu sei figlio di re; ecco, tu sei caduto sotto la giogo della schiavitù.
45 Ricordati della perla per la quale sei stato mandato in Egitto.
46 Ricordati della tua veste cosparsa d'oro,
47 Il tuo nome è scritto nel libro della vita,
[...]
53 E io, alla sua voce e alla sua sensazione, mi svegliai dal sonno
Così anche il nostro gioielliere dopo aver varcato il fiume si risveglierà con il ricordo del sogno,
quindi la consapevolezza di dov'è la sua perla.
Sul significato in generale della perla rimando ad Eliade che lo espone con buona sintesi nel suo "Dizionario dei Simboli":
questo frutto di un'imperfezione dell'ostrica, di un granello di sabbia, è spesso associato agli organi genitali femminili a ragione della forma della valva da cui è tratto.
E' anche frutto di un duro e rischioso lavoro: per trovarla bisogna immergersi nelle profondità dell'acqua,
per cui diventa anche simbolo della ricerca in sé stessi, ovvero come dice Sant'Agostino: "in interiore homine habitat veritas" (nell'interiorità dell'uomo abita la verità).
Anche per quello che riguarda la femminilità della perla frutto dell'ostrica, che coincide con il disvelarsi di verità teologiche ad opera della ragazza-perla nel poema,
troviamo riscontro nello gnosticismo.
Prendiamo ad esempio uno dei testi gnostici per eccellenza, il
Pistis Sophia,
sul ruolo delle donne:
"Da questo passo può iniziare un'analisi più approfondita del ruolo delle donne sia nell'economia del Pistis Sophia sia all'interno dello gnosticismo cristiano dell'epoca.
L'autorità e la dignità qui riconosciute alla donna non si trovano in nessun altro scritto così antico.
Per questo motivo, si può anche ipotizzare un'aperta contrapposizione dell'ambiente da cui proviene il Pistis Sophia
alla Chiesa di Roma sul ruolo della donna all'interno della comunità e del culto cristiano che, all'epoca, erano retti dal monito di San Paolo: mulieres in ecclesia taceant
(le donne tacciano durante l'assemblea)."
Pearl è quindi un testo gnostico?
Non mi azzardo a voler dimostrare una simile ipotesi.
Già non si può dimostrare, per quanto possa sembrare palese, la derivazione dallo
gnosticismo e dal manicheismo
di "movimenti quali il catarismo, il bogomilismo e il paulicianesimo".
E infatti Wikipedia usa il termine generico di riaffiorare specificando che
"non si rilevano continuità dirette tra lo gnosticismo tardo-antico e il catarismo medievale, sebbene ci siano notevoli affinità".
Sarebbe folle quindi cercare collegamenti con un'Inghilterra dove l'unica eresia di cui si ha traccia sembra essere stato il
lollismo
che poco o niente c'entra con i nostri discorsi.
Però la letteratura non è fatta solo da movimenti, ma soprattutto da singoli autori.
E nel nostro caso si tratta di un autore, come ci ha dimostrato il Giaccherini, lontano da Caucher e dai centri di potere di Londra,
ed è viceversa un autore da inquadrare in contesti rurali che sono poi quelli in cui sono fiorite le eresie medievali.
La chiusura del discorso la lascio agli ultimi versi (1205-1212) del poema:
Su questo colle questo caso toccò a me,
Umile per pietà della mia perla,
E dopo questo a Dio l'affidai
Con la preziosa benedizione di Cristo, e la mia,
Il quale, sotto specie del pane e del vino,
Il sacerdote ci mostra ogni giorno.
Voglia Lui che noi siamo suoi umili servi
E perle preziose al suo piacere. Amen. Amen.
Autore: "Pearl Poet" (autore anonimo)
A cura di: Enrico Giaccherini
Titolo: Perla
Editore: Pratiche Editrice
Copertina: Brossura
Pagine: 142
Anno di pubblicazione: 1989
Dimensioni: 18 × 11 cm
EAN: 88-7380-111-0
Prezzo: 14.000 Lire
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