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Ultimo aggiornamento: 16 Luglio 2022 (Messidor - Vesce)

La torre, la Trabant e l'East Side Gallery a Berlino

Qui parliamo dei simboli di Berlino e la scelta è tra essere autoreferenziale o ripetitivo: scelgo la prima, quindi metterò alcuni riferimenti a pagine di questo sito.

Della Trabant che amo molto (anche se non ci sono mai salito sopra, ahimè!) ne ho già parlato con questo libro, ma anche a proposito di questo modellino. Qui ne propongo una versione favolosamente dipinta e poi, per meraviglioso contrasto, ho pensato di aggiungere anche la foto della sede della Mercedes che da sola, anche se non si vedono auto nell'immagine, dà il senso della sproporzione con la piccola Trabi.

Della torre della televisione, la Berliner Fernsehturm, non c'è molto da dire, tranne che si vede ovunque nella città, per cui vi rimando alla pagina sulla torre della televisione di Berlino di Wikipedia.

Infine c'è il Muro, quello con la maiuscola. Distrutto, venduto a pezzi come feticcio, dipinto, è un simbolo e non solo di Berlino. In questa pagina su Carlisle ho giocato a modo mio sul significato divisivo di questo tipo di muri. Non mi ripeterò.
Quello che mi interessava comunicare con questa pagina, a costo di essere noiosamente inventariale, era l'arte presente sul Muro. L'intera passeggiata si chiama non a caso East Side Gallery e stando a Wikipedia "è considerata la più estesa galleria d'arte all'aperto del mondo".
Ma cos'è l'arte? Stando alla solita Wikipedia:

Dalla fine del Settecento cominciarono le prime crisi del concetto di bello e di arte. Stavano nascendo nuove forme di espressione come la fotografia, l'architettura industriale, l'oggettistica per la casa, e bisognava farle rientrare nel concetto di arte.
Per tale motivo nel Novecento si è abbandonata l'idea di una definizione onnicomprensiva di arte e di opera d'arte. Il termine arte diventa un concetto aperto, in cui tutte le possibili definizioni dell'arte confluiscono.

Al di là della definizione che poco ci interessa e che lascia il tempo che trova, quello che in questo contesto come in altri analoghi, mi tormenta è l'annosa domanda "perché alcune opere colpiscono tutti, e restano impresse come memi, mentre altre scivolano via inosservate?".

Prendiamo ad esempio il bacio tra Brežnev ed Honecker, che da una foto di Régis Bossu è diventata il dipinto di Dmitri Vrubel, senz'altro il più famoso della gallery: "Mio Dio, aiutami a sopravvivere a questo amore mortale". Non ci sono solo cartoline, magliette e gadget vari, ma anche una libera interpretazione del dipinto da parte del ristorante Curry61 dove tra le labbra dei due è stato posto un goloso Currywurst.

Una diffusione analoga c'è l'ha anche la Trabant che esce esplosiva dal muro. Probabilmente il duroplast si accartoccerebbe senza neanche graffiare il cemento, ma questa è arte e non triste realtà.

E che dire del Sacharov tutto grigio e isolato in uno sfondo monocromatico? Come può una singola immagine riassumere la vita così tribolata ed eroica di questo grande scienziato?

Certo alcune opere possono colpire alcuni e lasciare indifferenti altri, ma certe immagini coinvolgono tutti e si imprimono nella storia. Per me questa domanda resta aperta, ma io non sono giovane abbastanza per sapere tutto, come diceva Oscar Wilde.

Un'ultima nota veronese.
Per chi non lo sapesse o non ci avesse mai fatto caso c'è anche un pezzo di Manara sul muro: altro che il bacio di Brežnev ed Honecker!


(Per vedere le foto in sequenza cliccare qui).

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