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You're only as young as the last time you changed your mind.
(Timothy Leary)
L'elefante nella stanza - Un po' di storia - L'avventura del progetto di ricerca - La dimetiltriptammina (DMT) - Sorpresa! - Fatti e ipotesi - La novità
L'elefante nella stanza
Dalla pagina di
Rick Strassman su Wikipedia:
"È anche l'autore del ben noto libro DMT: La molecola dello spirito che riassume la sua ricerca accademica sulla DMT e include le sue riflessioni e conclusioni sulla ricerca".
Vorrei soffermarmi un attimo sull'espressione "ben noto libro".
La definizione è corretta, perché è vero che è molto noto come libro, eppure la maggior parte delle persone ne ignora l'esistenza,
nonostante questo sia un libro importantissimo che non bisognerebbe ignorare.
Com'è possibile quindi che non se ne sia mai sentito parlare?
Perché come anticipato dal titolo di questa pagina, si tratta di un vero e proprio
"elefante nella stanza":
la maggior parte di quelli che l'hanno letto ci sono arrivati perché interessati a certi fenomeni, che personalmente definisco fortiani,
ma il contenuto spinge verso delle conclusioni che metterebbero in discussione le idee diffuse di cui sono portatori, ad esempio, la maggior parte degli ufologi o degli "scettici",
e siccome non possono stroncarlo nettamente, preferiscono ignorarlo, fare finta che non ci sia.
"L'idea di base è che un elefante dentro una stanza sarebbe impossibile da ignorare;
quindi, se le persone all'interno della stanza fanno finta che questo non sia presente, la ragione è che così facendo sperano di evitare un problema più che palese".
Tre sono gli aspetti di cui tener conto:
1) si tratta di un esperimento, di uno studio scientifico, fatto con fondi statali, permessi statali, realizzato in una clinica universitaria
e che ha prodotto una documentazione scientifica di cui questo libro rappresenta la versione divulgativa
2) quello che cercava Strassman era di fare uno studio sugli effetti di questa molecola, non essendoci molti altri studi prima (uno solo)
ha pensato quindi di approfondire un territorio lasciato piuttosto scoperto
3) ha trovato qualcosa di inaspettato.
Un po' di storia
Per i profani che immaginano certi neuroscienziati come persone che si dilettano con le droghe, magari per giustificarne un uso personale, l'autore fa un excursus interessante che parte dalle basi della psichiatria moderna:
Gli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale furono entusiasmanti per la psichiatria.
Oltre all'LSD [Albert Hofmann] gli scienziati scoprirono le proprietà antipsicotiche della Clorpromanzina o Torazina.
La Torazina permise ai pazienti affetti da gravi malattie mentali di migliorare al punto da venire dimessi dagli ospedali psichiatrici in numeri senza precedenti.
Questo e altri farmaci antipsicotici permisero finalmente ai dottori di fare dei progressi nel trattamento di alcune delle nostre malattie più invalidanti.
Il moderno settore della "psichiatria biologica" nacque in quegli anni.
Questa disciplina, che studia la relazione che intercorre tra la mente umana e la sua chimica cerebrale, era figlia di questi due strani partner: LSD e Torazina.
E la serotonina organizzò l'incontro.
Personalmente mi fermo a "Bacco, tabacco e Venere" (che tanto in cenere ci si finisce ugualmente),
però ho trovato estremamente interessanti queste notizie.
Interessante è anche il peso che l'autore attribuisce a Freud in questo settore: limitato anche lui alla mia triade di cui sopra,
e avendo influenzato pesantemente sia la psicologia che la psichiatria del XX secolo, ha in qualche modo limitato le ricerche nel campo delle "droghe".
E anche su questo termine c'è qualcosa da dire:
Poi c'è la droga.
Per prima cosa, come la chiamiamo? Persino tra i ricercatori non c'è accordo su questo punto cruciale.
Alcuni non usano nemmeno la parola "droga", preferendo piuttosto "molecola", "composto", "agente", "sostanza", "medicinale" o "sacramento".
Anche se convenissimo di chiamarla semplicemente droga, si noti quanti nomi diversi abbia: allucinogeno (procura allucinazioni),
enteogeno (genera il divino), mistico mimetico (riproduce stati mistici), onirogeno (provoca sogni), fanerotimo (riproduce sensazioni visibili),
fantasticante (stimola la fantasia), psicodislettico (provoca disturbi mentali), psicotomimetico o psicopatogeno (rispettivamente stimola o provoca psicosi),
psicogeno o schizogeno (un veleno che causa rispettivamente psicosi o schizofrenia).
Questa attenzione sui nomi non è di poco conto.
Se tutti fossero d'accordo su cosa è o fa uno psichedelico, di sicuro non esisterebbero così tanti nomi per definire la stessa droga.
L'avventura del progetto di ricerca
Probabilmente per i ricercatori la storia di come è stato concepito questo studio e, soprattutto, di quali ostacoli ha dovuto affrontare il dottor Strassman,
potrebbe rappresentare un déjà vu.
Per tutti gli altri penso sia interessante invece capire cosa voglia dire procurarsi i permessi (e stiamo parlando di droghe psichedeliche!), i fondi,
le collaborazioni, il posto, i volontari e quant'altro serve.
Il progetto è stato condotto
nell'Università del New Mexico
dal 1990 al 1995, ma la scoraggiante fase preparatoria era partita anni prima.
In buona sostanza si è trattato di creare dei canali per coordinare la US Food and Drug Amministration e al Drug Enforcement Administration.
Di fatto Strassman ha aperto una strada: tutti i progetti analoghi, successivi, fatti da altri in contesti analoghi hanno seguito il protocollo normativo che lui e la sua equipe avevano creato.
Questo il travaglio fin qui, ma non avevano ancora iniziato.
L'autore racconta quindi le difficoltà di capire il come operare.
Quella che poteva essere una banalità, in assenza di dati storici documentati è diventata parte della ricerca.
Nonostante la DMT, per scopi sciamanici o come antidepressivo, venisse già assunta per ingestione con
l'ayahuasca,
un decotto a base di diverse piante amazzoniche, Strassman ha scelto di inocularla per via endovenosa spiegandone anche il perché (per accellerare i tempi,
perché comunque la sua azione viene inibita abbastanza in fretta dall'organismo, e altro ancora).
A questo punto però si è posto il problema delle dosi, non avendo accesso ad una sufficiente documentazione precedente.
L'unica traccia era una sola precedente esperienza fatta dal dottor
Stephen Szára
con cui Strassman si è consultato su queste e altre questioni trovando però il terreno ancora in buona parte inesplorato.
Per un giustificato timore quindi sono partiti con dosi troppo basse, poi però hanno aggiustato il tiro fino ad arrivare a definire un dosaggio ottimale,
o meglio una sequenza ottimale di dosaggi.
Un altro grosso aspetto riguardo al quale Strassman stesso ammette di aver fatto degli errori è quello del
setting.
E qui ritorniamo tra l'altro al discorso fatto sui nomi della droga di cui sopra:
[..] ci poniamo come soggeti della ricerca o come volontari? Clienti o celebranti?
In qualità di colui che la somministra, ci consideriamo guide, facilitatori o ricercatori? Sciamani o scienziati?
Provate a fare questo esercizio mentale.
Immaginate come potreste sentirvi in qualità di "soggetto della ricerca" sotto l'effetto di un "agente psicotomimetico".
Poi pensate di nuovo: come vi sentireste nel ruolo di "celebrante" in una "cerimonia" con un "sacramento enteogenico"?
I volontari erano stati scelti secondo alcuni criteri, tra cui ad esempio quello inderogabile di aver già assunto precedentemente droghe psichedeliche.
Nonostante tutte le attenzioni poste in un paio di casi qualcosa è andato storto, un volontario non è più tornato e un altro si è lamentato con la direzione della struttura.
La dimetiltriptammina (DMT)
Il testo fa una bella dissertazione sugli aspetti chimici di questa molecola, la
dimetiltriptammina o DMT,
che appartiene alla famiglia delle
triptammine.
Su lato strettamente chimico, sul confronto con le altre molecole, preferisco sorvolare perché le mie conoscenze chimiche sono scarse, quasi nulle;
ma ci sono altri aspetti tecnici che trovo estremamente interessanti:
- è molto diffusa in natura
- è endogena, ovvero può essere prodotta anche dal corpo umano
- è prodotta dalla ghiandola pineale (secondo Strassman)
- è di scarsa durata, inibita, bloccata dall'organismo molto in fretta, i suoi effetti sono di pochi minuti
Nella "Introduzione alla nuova edizione italiana", l'autore stesso sintetizza bene tutto questo,
aggiungendo conferme scientifiche ricevute nel frattempo rispetto alla prima edizione:
[...] la natura endogena della DMT fornisce un filone di ricerca unico nel suo genere e non possibile con la psilocibina o l'LSD.
Il gene umano responsabile dell'enzima che sintetizza la DMR è stato localizzato, sequenziato e trasferito in cellule di vertebrati.
In quest'ultimo caso, il gene viene inserito in un virus che, quando infetta le cellule in un disco di petri, inserisce il gene al loro interno.
Queste cellule iniziano quindi a produrre l'enzima che sintetizza DMT in abbondanza.
Queste ricerche hanno portato luoghi di alta attività del sistema di sintetizzazione della DMT. incluse la retina e la ghiandola pineale.
Nel 2013 è stata trovata della DMT nella ghiandola pineale di roditori vivi, a conferma di una teoria sviluppata con cura in "La molecola dello spirito".
In provetta la DMT aumenta sensibilmente la sopravvivenza dei neuroni in carenza di ossigeno,
aggiungendo un altro pezzo al mistero sul coinvolgimento della DMT nell'esperienza di morte.
In altre parole l'effetto benefico sulle cellule nervose morenti sottintende una motivazione biologica
per l'implicazione della DMT nell'esperienza soggettiva della morte.
Se accettiamo il Darwinismo e le teorie evolutive in genere, il concetto di "motivazione biologica" dovrebbe essere logico ancor prima che normale.
E il meccanismo descritto da Strassman, cioè il gene che inserito nelle cellule fa produrre loro l'enzima che sintetizza la DMT "in abbondanza",
sembra una specie di pulsante, di interruttore, che quando scatta produce visioni "biologicamente necessarie" (ad esempio) "nell'esperienza soggettiva della morte".
Ampio spazio viene dedicato anche alla principale sorgente di tutto ciò: la
ghiandola pineale.
Curiosamente su Wikipedia mentre la
pagina in italiano della DMT
fa cenno solo al nostro autore,
"Secondo Rick Strassman, medico specializzato in psichiatria che condusse numerose ricerche sulla DMT, la ghiandola pineale situata nell'encefalo è in grado di produrre più o meno blande quantità di DMT",
la pagina in inglese
dedica un intero paragrafo dove, pur specificando che si tratta di "ipotesi speculative non ancora verificate", cita altri scienziati, Nicholas V. Cozzi e Andrew Gallimore,
ma non Strassman.
La ghiandola pineale è assolutamente accertato che sintetizza e rilascia un'altra triptammina, la
melatonina, l'ormone che regola il ciclo veglia e sonno.
Secondo Cartesio era la sede dell'anima, o meglio:
"Descartes propose che fosse la pineale, l'unico organo singolo del cervello, a generare i pensieri.
Credeva inoltre che la posizione della pineale, direttamente sopra una delle vie secondarie fondamentali attraverso cui passa il liquido cerebrospinale,
rendesse ancor più probabile questa funzione".
Insomma questa piccola ghiandola, una delle prime che si forma nel corpo umano, sembrerebbe essere l'origine di tutto:
dei pensieri "normali" che ci fanno interpretare quotidianamente il mondo, ma anche di altro quando subentra la DMT.
Sorpresa!
Il materiale di questo capitolo e del successivo è il più insolito e difficile da comprendere.
E' il materiale più strano e più facile da evitare quando le persone mi chiedono: "Cos'hai trovato?"
Mentre rivedevo i miei appunti mi sorprendevo in continuazione nel constatare quanto dei nostri volontari -
in un modo o nell'altro almeno la metà - erano entrati in contatto con "loro" o con altri esseri.
C'è chi li definiva "entità", "esseri", "alieni", "guide" e "aiutanti".
Le "forme di vita" assomigliavano a clown, rettili, mantidi, api, ragni, cactus, e figure stilizzate.
Mi stupisco ancora adesso nel leggere nei miei appunti commenti del tipo: "C'erano questi esseri",
"Ero guidato", "Mi furono subito addosso".
E' come se la mia mente si rifiutasse di accettare quello che è scritto lì sopra, nero su bianco.
Forse ho difficoltà con queste storie perché sfidano il comune senso della realtà e la mia stessa visione del mondo.
(Incipit cap. 13)
Serendipità (da Wikipedia):
"indica l'occasione di fare scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra.
Il termine fu coniato in inglese (serendipity) da Horace Walpole nel XVIII secolo e rientra pertanto nel novero delle parole d'autore".
Dal mio punto di vista (ma non solo mio) siamo arrivati al punto centrale del libro:
almeno la metà dei volontari hanno descritto incontri con esseri che sono incredibilmente assimilabili, confrontabili, con le testimonianze di
incontri ravvicinati di terzo, quarto e quinto tipo.
Se mi sto dilungando molto su questo libro (che comunque invito a comprare perché sono ben lungi dall'essere esaustivo in questa paginetta) è perché, purtroppo,
questa che io ritengo una clamorosa rivelazione che porta con sé molte implicazioni, potrebbe essere liquidata dai soliti idioti con una battuta ad effetto tipo
"sono stati drogati e hanno visto gli UFO: cosa c'è di strano?"
Purtroppo viviamo un momento storico dove la comunicazione passa attraverso una retorica becera fatta di slogan e frasi preconfezionate che nasconde il nulla del pensiero della massa (o imposto alla massa?).
C'era passato attraverso anche Fort che affrontava i commenti tranchant degli pseudo scienziati che come soloni liquidavano una notizia con una frasetta, quasi una battuta:
"E' stata senz'altro una tromba d'aria" (ma di trombe d'aria non c'era traccia per chi voleva documentarsi invece di sparare a caso).
Bene, soffermiamoci un attimo sul fatto che Strassman non stava cercando
"grigi" o
"rettiliani",
così come i suoi volontari a loro volta non si erano mai interessati prima di questioni ufologiche: tutti si sono trovati davanti questi esseri inaspettatamente.
"C'era il movimento del sé" continuò "Sono deluso che stia finendo. Era una caffettiera di colori. Una sensazione familiare.
Sì sono tornato. Loro erano là e ci siamo riconosciuti a vicenda.
"Loro chi?" chiesi.
"Nessuno o niente identificabile come tale."
(Pag. 51)
Ma la similitudine delle esperienze è riscontrata dall'autore anche con le esperienze di NDE, le esperienze ai confini della morte:
Chris aveva 35 anni era sposato, e vendeva computer.
[...] La sua dose elevata non in cieco fu l'esperienza più rassicurante della sua vita.
La separazione della mente e del corpo avvenne facilmente, e ne conseguì che "se la morte è così non c'è nulla di cui preoccuparsi."
(Pag. 238)
Fatti e ipotesi
Ricapitolando:
- Si tratta di uno studio scientifico ufficiale, fatto in un'università con tutti i permessi e i fondi necessari.
Questo dà una certificazione quantomeno sul metodo e sui risultati registrati.
- Il ricercatore non aveva dei risultati attesi da confermare, ma voleva semplicemente percorrere una strada poco battuta per capire cosa avrebbe trovato.
Né lui né i volontari che si sono sottoposti alla ricerca avevano delle idee preconcette su rapimenti alieni o esperienze NDE.
- La DMA può essere sintetizzata anche in modo endogeno, anche se non è definitivamente provato che, come sostiene Strassman,
il punto esatto sia la ghiandola pineale.
- Ci sono delle coincidenze significative con i resoconti delle esperienze e altri tipi di testimonianza.
A questo punto mi sembra che liquidare il risultato di tutti gli anni che ha comportato questo studio con qualche ipocrita slogan tipo
"sono tutti deliri di drogati" mi sembra assolutamente scorretto e un po' da cialtroni.
Viceversa assumerlo come ipotesi unica di interpretazione della realtà è forse esagerato, anche perché purtroppo a quanto mi risulta non ha avuto seguito.
Strassman è buddista e quando, alla luce dei risultati che emergevano, si è consultato con i suoi superiori,
questi gli hanno consigliato di interrompere.
Quello che mi sembra corretto è di tenerlo a mente, anche perché a livello di ipotesi spiegherebbe molti incontri ravvicinati, esperienze di
missing time,
esperienze di NDE, e molto altro ancora.
E invece ... ho letto diversi libri di ufologia, anche di quelli che pretendono di partire da zero analizzando tutte le ipotesi,
e questo saggio di Strassman non viene mai citato, ma dubito fortemente che appassionati dell'argomento ne ignorino genuinamente l'esistenza.
Quindi tornando a quanto detto all'inizio, si tratta di un vero e proprio elefante nella stanza.
La novità
Una piccola premessa: userò il termine "droga" anche se non mi piace, in parte per le ambiguità sopra riportate da Strassman stesso,
e in parte perché questo termine raggruppa anche altre sostanze per usi ricreativi o anestetizzanti della realtà.
Sull'uso delle droghe per vedere oltre al velo della realtà percepita c'è una lunga tradizione sia religiosa che filosofica
che l'autore stesso illustra dettagliatamente nel libro.
Nella modernità poi tutto questo è stato approfondito anche da scienziati e studiosi: pensiamo al saggio di Aldous Huxley "le porte della percezione",
il cui titolo è tratto da una frase di William Blake che ha poi ispirato i Doors per il nome del loro gruppo, a Timothy Leary e a molti altri ancora.
Per la parte religiosa abbiamo già citato l'Ayahuasca strettamente legato proprio alla DMA,
ma potremmo aggiungere anche il
soma per la parte orientale, e il
ciceone per l'antica Grecia.
Quindi, scientificità a parte, qual è la vera novità per questo saggio?
Oltre al risultato inaspettato c'è l'aspetto endogeno della droga: anche se lo studio si è basato sull'introduzione per via endovenosa,
Strassman si sofferma parecchio sul fatto che la droga può venire sintetizzata dal corpo.
Il come, quando e perché restano questioni aperte, anche se l'autore avanza una prima ipotesi per quello che riguarda l'approssimarsi della morte.
Restando aperte queste questioni potremmo ipotizzare che altri due autori (almeno) richiamino in modo indiretto questa possibilità.
Il primo è l'antropologo
Carlos Castaneda
che andato in Arizona per cercare qualcuno che lo introducesse alla conoscenza di "stati di realtà non-ordinaria" sotto l'effetto allucinogeno di alcuni tipi di piante.
Quel qualcuno che trovò fu Don Juan che però dopo averlo guidato all'uso del
peyote e della
datura gli spiegò come queste non fossero in realtà necessarie.
"L'alleato non è nel fumo" spiegò. "Il fumo ti porta là dove è l'alleato, e quando diventi una cosa sola con l'alleato non devi mai più fumare. Da quel momento in poi puoi chiamare il tuo alleato a piacere e fargli fare qualsiasi cosa tu voglia. Gli alleati non sono né buoni né cattivi, ma sono a disposizione degli stregoni per qualsiasi scopo sembri loro adatto."
Da notare come Don Juan decida che Castenda sarà il suo apprendista, quindi colui a cui rivelare i suoi "secretos".
Ora in italiano il participio passato del verbo "secernere" è proprio "secreto", mentre in spagnolo (se non ho fatto confusione col traduttore)
il participio passato dell'analogo verbo "secretar" è "secreteé", anche qui molto assonante.
Il secondo è lo psicoanalista e neuroscienziato
John Lilly
che pur avendo provato e descritto gli effetti dell'LSD incentra la sua opera sull'uso delle
vasche di deprivazione sensoriale,
un aiuto fisico, non chimico, al distacco dal sé.
Di lui non aggiungo altro perché ho intenzione di parlarne più dettagliatamente in futuro.
In buona sostanza il lavoro di Strassman si incastra in un quadro generale sancendo in modo scientifico alcuni aspetti e introducendone di nuovi,
aprendo nel contempo a futuri sviluppi.
In conclusione a mio avviso parlare di certi argomenti ignorando questo ma anche altri lavori è da superficiali o da persone in malafede.
Le cose non cambiano. Sei tu che cambi il tuo modo di guardare, tutto qui.
(Carlos Castaneda, "Una realtà separata")
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Autore: Rick Strassman
Titolo: DMT la molecola dello spirito
Tipologia: Brossura
Dimensioni: 21 X 15 cm
Pagine: 416
Editore: Edizioni Spazio Interiore
Anno di pubblicazione: luglio 2019
ISBN: 978-88-94906-32-5
Prezzo: Euro 18
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