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Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio 2022 (Pluviôse - Fragon)

Lucifer e l'industria dell'intrattenimento


Le cose belle della serie

"Mamma, mamma vorrei una colazione leggera ma decisamente invitante, che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e golosità!": ecco, credo sia nata dallo spot del buondì Motta l'idea di questa serie Netflix (in origine Fox) presa dal fumetto omonimo. Precisiamo subito che non ho letto il fumetto e che sono arrivato a guardare solo fino la quarta stagione di questa serie: non so se ci siano sviluppi mirabolanti successivamente, ma ... fin qui mi è bastato.
Per chi non conoscesse "Lucifer" farò un'estrema sintesi.
L'antefatto: Lucifero, il diavolo in persona, stufo di stare all'inferno si trasferisce in pianta stabile a Los Angeles, città di perdizione e di vizi, diventando proprietario di un night club e dedicandosi ad una vita di sesso, droga, alcool e musica. L'inizio della serie parte da quando, dopo 5 anni di questa piacevole vita dissoluta, conosce una poliziotta, Chloe Decker, e con lei scopre come mantenere la propria vocazione di punitore diventando consulente della polizia.
Per maggiori dettagli come al solito rimando all'impeccabile Wikipedia: Lucifer (serie televisiva).

Ora, se ne parlo è perché ci sono senz'altro degli aspetti notevoli, e in particolare: gli attori, la recitazione, le musiche e tutto sommato anche la regia. E in particolare a mio avviso questa serie non sarebbe potuta esistere senza il protagonista, Tom Ellis, perfetto in tutto e per tutto: dalla recitazione seria a quella comica, dal dramma al grottesco. Ma anche gli altri coprotagonisti non sono da meno, anzi non escluderei nessuno da lodi sperticate.
Purtroppo però tra il dire (recitare) e il fare (la regia) c'è di mezzo la sceneggiatura. Ma andiamo con ordine.

Il contesto (e da qui in poi gli spoiler)

Diciamo che l'idea di base era carina e ci stava tutta: questo "buon diavolo" che al massimo prende a cazzotti i cattivi e che si indigna per l'odio e la violenza che attraversa l'umanità non è esattamente campato in aria. Anzi, per restare in Italia sembra riprendere in pieno le teorie, tendenzialmente eretiche e rigettate dalla chiesa Cattolica, di Giovanni Papini:

Il Diavolo, dunque, è un agente di Dio, riconosciuto da Dio: qualcosa di simile ad un investigatore e a un pubblico accusatore. Si direbbe, quasi, un procuratore del Re del Cielo.

Apro qui una piccola parentesi per far notare la clamorosa discordanza tre due voci di Wikipedia. A proposito del libro "Il diavolo", sotto la sopra citata voce Giovanni Papini, leggiamo: "Perciò il saggio teologico fu proposto per l'Indice, ma Papini non subì conseguenze, anche perché alla fine né la Congregazione per la Dottrina della Fede né papa Pio XII emisero giudizi di condanna". Viceversa alla voce dedicata esplicitamente al libro leggiamo: "Tesi peraltro non pienamente conformi all'ortodossia cattolica, tanto che alla sua uscita l'opera fu inclusa nell'Indice dei libri proibiti (soppresso nel 1966)".
Quale sarà la versione corretta? Era stato incluso nell'Indice oppure no?

Tornando al contenuto del volume leggiamo sempre nei link dell'autore che "Secondo Papini il Diavolo è incarnazione del Male, è l'angelo che si è ribellato a Dio ed è stato conseguentemente precipitato nell'abisso. Secondo Papini tuttavia la Divina misericordia è infinita e, alla fine, anche Satana verrà salvato e perdonato". Non so cosa succederà alla fine della serie, ma lo reputerei un possibile epilogo. Ma anche fin dove ho visto io la definizione "qualcosa di simile ad un investigatore e a un pubblico accusatore" sembra cucita adosso al protagonista della serie.

Lucifer a parte abbiamo poi una scatola dei Lego infinita da dove sono pescati gli angeli. Il coprotagonista Amenadiel è il primo della serie, quello che all'inizio cerca di convincere Lucifer a tornare al suo infernale lavoro (è il caso di dirlo), ovviamente con scarsi risultati altrimenti si finiva con la prima stagione. Poi segue Uriel che ammazza le persone spostando di qualche centimetro uno sketaboard o pigiando un tasto di un organo (e quest'ultima scena è stata proprio una "tavanata galattica" come diceva il buon Ezio Greggio in Drive-in). Poi è il turno dell'Angelo della morte (non ricordo più come si chiama), il personaggio che crea più problemi di Babbo Natale.
Mi spiego meglio: in rete c'è uno scritto di qualche buontempone che ha analizzato quanto tempo e quanta distanza dovrebbe compiere Babbo Natale per consegnare tutti i regali in una sola notte. L'incredibile insidacabile conclusione è che Babbo Natale non esiste (il mio dubbio riguarda invece l'età di chi ha compilato quest'incredibile studio). Bene, l'Angelo della morte avrebbe problemi anche più grossi: in rete ho trovato una media di 140.000 decessi giornalieri mondiali, per una media di circa 1,6 morti al secondo. Dove diavolo (o angelo?) troverà il tempo di fare tutti questi prelievi e allo stesso tempo fare amicizia con la simpaticissima Ella Lopez (Aimee Garcia)?
Miracoli degli angeli. Anzi no: miracoli degli sceneggiatori!
I demoni viceversa sembrano più credibili, a partire dalla favolosa Mazikeen Smith (Lesley-Ann Brandt). Mescolando sessualmente i principali personaggi ultraterreni, proto-umani (Caino, Eva, Abele) e umani (poliziotti e psicologa) si ottiene una specie di soap opera inserita nella vicenda principale e accompagnata dalle indagini poliziesche.
E mi viene un dubbio: visto che uno dei due sceneggiatori è Tom Kapinos, quello di Californication, non è che sono caduti i fogli delle due sceneggiature e si sono mescolati? Non ho visto la serie con protagonista il simpaticissimo David Duchovny, ma in Lucifer si accoppiano tutti con tutti e dalla crasi "Californication" mi aspetterei qualcosa di analogo.

Comunque il concetto portante è che Lucifer si articola su due binari paralleli: uno è quello delle indagioni poliziesche quasi sempre autoconclusive nell'episodio, come nei classici telefilm polizieschi, e l'altro dovrebbe essere quello che lega tutti gli episodi, in primis la vicenda ... come dire? Umana? Angelica? Demoniaca? Insomma il persorso interiore, esteriore e sentimentale di Lucifer con sullo sfondo amori nati, finiti, in nuce, apparenti, definitivi dei coprotagonisti: in pratica una soap-opera!
A mio avviso il risultato finale sarebbe stato veramente piacevole, anzi bello, se si fosse tenuto il lato indagini poliziesche così com'è, accompagnandolo però con una biografia luciferina meno enfatizzata, pomposa, assurda e grottesca.

L'abisso della sceneggiatura

Se sembra tutto bello o quasi, cosa c'è di così tremendo in Lucifer? Andiamo per gradi.
Le fondamenta su cui poggia la serie Lucifer sono indubbiamente quelle veterotestamentarie, e più precisamente quelle del Pentateuco per i cristiani, ovvero la Torah per l'ebraismo, ovvero la Tawrat per l'Islam. All'interno di questi cinque libri mi sembra che i riferimenti siano quasi tutti al libro della Genesi, più qualche riferimento forse a degli apocrifi del vecchio testamento.
Quindi stiamo parlando di testi sacri alle tre religioni rivelate, ma nella serie quando compaiono dei religiosi, a memoria mia, sono sempre cristiani e in particolare preti cattolici. Poi c'è anche Ella Lopez la cui fede cattolica altalenante è segnalata dalla presenza o assenza del crocefisso che porta al collo o che tiene nel cassetto. Insomma molte cose fanno pensare che ci si voglia rivolgere direttamente a quel 78% di cristiani presenti negli USA, forse perché è una schiacciante maggioranza rispetto alle altre due religioni.
L'aspetto curioso è che pur avendo questo sottinteso cristiano, la figura di Gesù non compare mai. E' esattamente come succede per Geppo, il simpatico personaggio dell'editore Bianconi di cui ho avuto occasione di parlare qui.
L'idea che ci si fa in prima battuta è che l'intera produzione abbia voluto scongiurare il pericolo di pericolose (cioè costose) cause legali intentate dai gruppi religiosi più integerrimi. E tutto sommato sembra che ci siano riusciti se alla fine, stando alla solita Wikipedia, l'unica associazione che ha manifestato attivamente il suo dissenso è stata

L'associazione americana One Million Mom, un'organizzazione cristiana no-profit, [che] ha deciso di indire una petizione contro la serie. Secondo l'associazione la serie "è spiritualmente pericolosa; glorifica Satana come se fosse una persona in carne e ossa apprezzabile e che si preoccupa degli altri".

Ma a mio avviso a scongiurare eventuali cause legali o proteste mediatiche ha provveduto la sceneggiatura in sè, prima sconfinando nell'assurdo, poi nell'illogico e infine sprofondando nel grottesco. Mi riferisco in particolare al personaggio della "dea", della mamma degli angeli incarnatasi nel corpo del personaggio di Charlotte Richards.
Già fermandosi a quest'affermazione, facendo riferimento ad una religione monoteistica, l'ossimoro è palese: Dio è unico, onnipotente, non dovrebbe neanche avere un genere pur essendo il suo nome tradizionalmente declinato al maschile. Un unico Dio, con la maiuscola, non ha bisogno di una "dea" per generare l'universo!
Ma non contenti di questo gli sceneggiatori hanno deciso di sconfinare nel ridicolo: la coppia divina dopo aver generato diversi figli ha cominciato a litigare, ad avere dissapori così pesanti che alla fine hanno divorziato e questo "dio" che assomiglia sempre più ad una divinità pagana, ha scaraventato la sua ex-moglie all'inferno.
Arrivati a questo punto ci vorrebbe il classico sfogo alla Mike The Hammer, il celebre Youtuber che di fronte a queste situazioni prima basisce e poi sbrocca spaccando tastiere e altri oggetti.
Cercherò di controllarmi ... sì avete letto bene "dio" divorzia e scaraventa la moglie, a questo punto ex, all'inferno. Tutto sommato è comodo: nessun alimento da pagare e nessun rischio di rivedersela comparire di fronte, una buona soluzione senza controindicazioni.
Gli sceneggiatori della serie rappresentano il nuovo "oltreuomo" previsto da Nietzsche: non più "Dio è morto, e l'ha ammazzato l'uomo", ma "Dio è umanizzato con i peggiori difetti pensabili e chi l'ha fatto sono gli sceneggiatori".
In buona sostanza il quadro complessivo che emerge è sostanzialmente pagano, dove il Lux rappresenta un po' un Pantheon dove tutti si ritrovano, la "Città d'Argento" l'Olimpo e l'inferno l'Ade. Ecco allora che questi dèi molto umani, spesso irosi, potenti e che interagiscono direttamente con gli umani acquistano un po' più di senso.

Il punto è questo

Per quanto si discosti palesemente dalla partenza veterotestamentaria, una serie così non dovrebbe offendere pesantemente i credenti perché alla fine il messaggio che trasmette è (abbastanza) morale. Sì, è vero che il diavolo si concede volentieri ad ogni tipo di peccato veniale, rispecchiando così il pensiero dominante e la morale di fatto comune, ma si indigna e rispetta (abbastanza) i dieci comandamenti: "Onora tuo padre e tua madre" un po' a metà visto il rancore profondo verso il Padre Celeste, "Non uccidere" tranne che per salvare la vita di chi ama, "Non pronunciare falsa testimonianza" questo assolutamente mai, "Non rubare" e quanto a questo anzi spesso Lucifer è il derubato.
Insomma nel complesso ci sono molti altri prodotti televisivi e cinematografici che dànno messaggi ben peggiori.
Poi c'è il secondo aspetto, ovvero lo scadere pesantemente nel grottesco, che non sarebbe di per sè un problema se fosse stato palesemente il risultato che si voleva ottenere.

Il punto è che questa sceneggiatura pasticciata sembra frutto di un arido calcolo commerciale, anzi industriale. E' una storia nata a tavolino con paletti ben precisi dettati dall'industria dell'intrattenimento.
Sembra di sentire l'eco del mandato agli sceneggiatori: "metteteci dentro quello che volete, ma ci devono essere scene all'ultimo minuto, protagonisti che quasi muoiono e poi si salvano, o che muoiono proprio e poi risorgono tanto si tratta di angeli che fanno i miracoli. Poi ci devono essere tante storie d'amore, di sesso e mischiate bene i personaggi tra loro. Qualcuno deve morire proprio per dare anche l'effetto drammatico alternato a momenti di estrema leggerezza e comicità. Ma non devono mancare scene d'azione!".
Ovvero, come direbbe Califano, "tutto il resto è noia" per questo tipo di prodotti di intrattenimento.

Quindi quello che si doveva assolutamente evitare era il rischio di cadere coerentemente nei massimi sistemi, in situazioni ontologiche che avrebbero potuto portare il pubblico a pensare, a ragionare sull'aldilà: ha senso parlare di trascorrere del tempo in luoghi che non appartengono a questo universo? Se il dio della serie non è quell'essere onnipotente che ha creato l'universo dal nulla, ma ha avuto bisogno di una moglie, esiste un'altra causa prima, un motore immobile?
Forse l'unica domanda seria che sembra emergere è quella sul libero arbitrio: gli uomini (e gli angeli) sono mossi dalla predestinazione o possono scegliere liberamente il proprio destino?
Oltre a qui non si va: lo spettatore è un consumatore non un essere pensante. Non svegliamo il can che dorme!

La gente non ha voglia di pensare cose - cose negative
La gente vuol godersi in pace le vacanze estive
Ci siamo rotti il pacco di sentire che tutto va male
Della valanga di brutte notizie al telegiornale
[...]
Meno male che c'è Carla Bruni
Siamo fatti così
Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c'è
Io rido
Io rido
Ambarabàciccicoccò soldi e coca sul comò

("Meno male", Simone Cristicchi)

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