Giardini aperti 2024 (con i cortili)

Giardino privato all'imbocco del sentiero che porta in collina (da un lato al santuario, dall'altro verso la "reginetta della Valdonega", vedi sotto). Bello e vario ma, soprattutto, gente dai gusti discutibili c'avrebbe già infilato una piscina, per fortuna invece i proprietari hanno buon gusto.

E arriviamo così in cima alla collina a fare la conoscenza con l'artista Irmi Krayer moglie del celebre Giovanni (Hans) Mardersteig "principe degli stampatori", "grande maestro italo tedesco dell'arte tipografica [...] e restauratore prima in Svizzera, poi, dal 1927 a Verona, dello stile bodoniano e dei modelli grafici e librari del Rinascimento italiano". Se c'è una cosa per cui Valdonega è famosa nel mondo sono proprio i capolavori usciti dalla sua stamperia.
La moglie ha creato invece quest'altro capolavoro che credo sia portato avanti oggi dalla nuora. Il panorama non è da meno: da qui Verona sembra un'altra cosa.

Siamo di fronte alla villa romana di via Marsala.
Francamente non c'era molto, carino certo ma ... in queste due foto c'è veramente tutto. Forse è colpa mia che non avevo tempo (e voglia) di ascoltare la narrazione che le volontarie Archeonaute stavano pazientemente facendo.

Lasciamo i giardini ed entriamo nei cortili.
"Pietro Alighieri (Firenze, 1300 – Treviso, 21 aprile 1364) è stato un magistrato e critico letterario italiano, noto per essere stato figlio di Dante Alighieri e di Gemma Donati", ma è noto a Verona per essersi stabilito "definitivamente a Verona, in Palazzo Bevilacqua". Anche qui probabilmente era più la storia da ascoltare che quel che c'era da vedere.

Quanti veronesi hanno aspettato l'autobus qui davanti, magari sedendo sul mezzo pozzo che sporge fa questa casa? Ma quanti veronesi sono invece entrati nel cortile a guardare le meraviglie che con discrezione cela al suo interno? I vari reperti appesi alle pareti sembrano originali, autentici pezzi da museo, vedi ad esempio l'iscrizione della gens Gavia, quelli dell'arco vicino a Castelvecchio e dell'acquedotto (vedi l'iscrizione dedicatoria di via Rosa) e il famoso e misterioso quadrato del Sator.
Poiché siamo nella città degli scaligeri, che con i cani avevano un certo feeling, mi piacerebbe capire qualcosa in più sul quello che sembra essere forse un cane alato (o è un più banale cavallo?).

Come si diceva: altra casa di guelfi bianchi arrivati a Verona con Dante e qui rimasti definitivamente (vuoi mettere la bella Verona con la stucchevole Firenze?).
Dalla strada non si immaginerebbero i simpatici giardinetti/cortili interni che possono celarsi dietro i palazzi come questo. Ci si possono immaginare però le facciate affrescate: una volta i palazzi di Verona erano tutti così, poi purtroppo il tempo storico e il tempo metereologico han fatto i loro danni.

Qui ero già stato per un matrimonio, tipologia di eventi molto frequente in questo palazzo. Purtroppo (o per fortuna) le immagini non trasmettono il profumino di cibo che si sentiva nello scalone.

Siamo nella piazzetta all'incrocio con Castelvecchio: da fuori si intuisce che deve essere un bel palazzo, ma fin che non si entra non ci si rende conto di quale giardino possa avere. Non sembra neanche di essere in centro città.
Oltre agli alberi, al pergolato, ai fiori, tutto progettato con buon gusto, ci sono anche gli inserti nei muri: una collezione interessante di immagini sacre e reperti antichi.
Il passaggio segreto, ovviamente chiuso al pubblico, pare che porti fuori dalle mura e che sia stato sfruttato recentemente anche in tempo di guerra.
C'è un altro cortile interno che pur senza tante piante si rivela grazioso, arredato con gusto.