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Ultimo aggiornamento: 30 Luglio 2021 (Thermidor - Salicor)

Storia di una pipa

Piccola introduzione per chi è a digiuno sull'argomento "pipe"

Gli appassionati possono saltare questo preambolo che troverebbero noioso, e ancor peggio i più puristi rischierebbero un coccolone per il linguaggio brutale: siete avvisati!

Ci sono molti tipi di materiali per fare i fornelli pipa: in ceramica, in terracotta, in legno di olivo o di ciliegio, in torsoli di pannocchia di mais, in zucca, in schiuma di mare, misti, ma è assodato che la pipa moderna per eccellenza, quella che più si trova in commercio, ha il fornello in radica di erica. E questo tipo di pipa possiamo dire che nasce nel 1855 a Saint-Claude, una piccola cittadina spersa nello Jura francese, già storicamente versata nell'artigianato e oggi ufficialmente riconosciuta come la capitale della pipa.
Per capire meglio la nostra storia devo fare anche un paio di precisazioni sulle pipe in radica, assolutamente scontate per gli appassionati, ma che spero siano interessanti anche per chi non ha intenzione di dedicarsi a questo hobby, piacere o passione (no, non è un vizio!).
Le pipe in radica possono essere un oggetto molto economico da poche decine di euro, oppure molto costoso da centinaia o anche migliaia di euro. A differenza di altre tipologie di oggetti la qualità della pipa ai fini della fumata è decisamente indipendente dal prezzo (anche se i fanatici delle Dunhill non lo ammetteranno mai!). A far levitare il prezzo sono in minima parte le dimensioni e le finiture (ad esempio se c'è una vera d'argento), ma per la maggior parte è quello che potremmo genericamente definire il valore collezionistico: assenza di imperfezioni nella radica, occhio di pernice o fiammata verticale perfetta (in pratica le venature del legno) e la lavorazione. Si tratta però di un cane che si morde la coda: se la radica è imperfetta nessun produttore investirà il suo tempo a fare lavorazioni particolari o ad aggiungere vere in metallo prezioso.
Detto questo definiamo le imperfezioni: la radica, essendo una radice, si sviluppa sotto terra e spesso ingloba in sè sassolini o terra, lasciando spiacevoli buchi che i costruttori meno seri occultano abilmente con stuccature, mentre altri scelgono semplicemente per una verniciatura coprente (mi si perdoni se non so il termine tecnico), piuttosto che per una rusticatura o una copertura in gommalacca.
Quella che segue invece è una tecnica (di vendita) che ho giudicato estremamente interessante, perché consente di vendere l'invendibile, ovviamente ad un prezzo onesto, in piena trasparenza.
Quanto detto fin qui dovrebbe bastare a capire, si potrebbe dire molto di più, ma aggiungo solo una piccola osservazione. A mio avviso una cosa che incide molto sulla qualità è la stagionatura. Detto in altri termini ho trovato ottime pipe, magari anche brutte esteticamente, tra quelle invendute magari da anni presso tabaccai non specializzati. Quindi personalmente, come fumatore non collezionista, di certi parametri mi importa poco, anche se devo ammettere che ogni tanto avere in mano una bella pipa è un piacere di per sè.

Pipe Genod: la "démonstration"

Genod è uno degli artigiani storici di Saint-Claude. Insieme ad altri ha il negozio in piazza, vicino alla chiesa principale, in cui vende non solo le pipe di propria produzione, ma anche quelle variopinte di Butz-Choquin e altre ancora. Poi chiedendo, o prendendo l'apposito volantino, si può andare a visitare il laboratorio, che ha anch'esso una parte di vendita e dove si può assistere alla "démonstration": in pratica per due euro e novanta la nuova generazione di Genod mostra come nasce una pipa da un pezzo di radica già sbozzato.
Purtroppo non ho fatto le foto di tutti i singoli passaggi, ma solo della finitura e lucidatura finali.
Proverò comunque a descriverli brevemente: con una sorta di trapano a punta grossa (e da qui in poi mi perdonino gli addetti ai lavori!) si scava il fornello, con una tornitura si ricava la semisfera superiore e con un'altra tornitura il cannello, ovvero il pezzo della testa che porta al bocchino. Con una fresatura poi si ottiene invece la semisfera inferiore: ovviamente essendoci il cannello di mezzo non si può tornire anche la parte bassa. C'è poi la doppia trapanatura per il cannello: il foro più fino che arriva fino alla camera di combustione e quello più grosso per innestare il bocchino.
Tutte queste operazioni sono state fatte veramente in pochi minuti.
Leggermente di più hanno preso le successive operazioni di fresatura per la finitura degli spigoli alla base del cannello e la lucidatura dell'intera testa della pipa e del bocchino (vedi sotto le immagini).

Ma se tutta questa descrizione è poco chiara, si può andare su Youtube e cercare "démonstration pipe genod" con filmati che valgono più di molte parole.

Arriviamo al dunque

Prima di partire con la dimostrazione vera e propria, l'artigiano, o meglio l'artista, che si apprestava al miracolo della trasformazione aveva specificato bene che il pezzo di radica già sbozzato che stava per usare aveva dei pesanti difetti che lo rendevano di valore nullo. I difetti sono quelli che si possono veder bene nelle foto.
Quando a pipa finita è stato apposto il marchio "Saint-Claude" ho avuto l'ardire di chiedere "e il marchio Genod?". Quello no, quello viene destinato solo alle pipe serie.
Quindi a questo punto si capisce bene che forse la pipa in questione potrebbe finire "nel cesto" delle pipe più economiche e anonime. Però se al visitatore che l'ha vista nascere, partorita con amore da torni, frese e trapani, può interessare come souvenir, per soli dieci euro può adottare quest'orfana di marchio, che rischierebbe di finire in mano a qualche brutale neofita, che ignaro delle sofferenze del parto la userebbe senza amore come prova per poi abbandonarla reietta in favore di più pregiate creazioni.

Insomma questo metodo di recupero delle sbozzature con pesanti difetti è sicuramente molto più onesto di una stuccatura mascherata e crea un rapporto affettivo con l'oggetto pipa assimilabile a quello di un'adozione. Più di così potrebbe fare solo l'acquisto di una sbozzatura per farsi da sè la propria pipa: allora sì diventerebbe proprio come una figlia naturale. Ma poi chi lo dice che ai figli naturali si vuole più bene che ai figli adottivi?

I conti senza l'oste?

Volevo postare le foto della pipa intonsa, quindi per forza di cose non saprei ancora dire se vale l'assioma per cui i difetti sono solo estetici e la pipa fuma bene. Lo scoprirò tra poco, dopo un adeguato rodaggio.
Per ora posto queste foto con la chiarezza della radica naturale, senza vernici, senza affumicature, con solo la lucidatura che splende riportando in Valsquaranto il sole di Saint-Claude.

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