In odore di santità: incensi e dintorni

Qui siamo nel mondo bizantino, nella chiesa Ortodossa: si tratta dell'incenso del Monte Athos, o forse sarebbe meglio dire del franchincenso, quello fatto veramente "con la resina aromatica ricavata da alcune specie del genere Boswellia".

Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Così i magi nel Vangelo di Matteo, II, 1-14 portarono i loro doni, che oltre che simbolici erano preziosissimi: sia la mirra che l'incenso erano paragonati all'oro.

L'incenso del Monthe Athos è a granuli e per essere utiizzato deve essere messo nel brucia-incenso insieme a del carbone acceso, rispetto ai bastoncini "ready to use" ormai più diffusi, questo richiede di per sè un piccolo rito, una maggiore attenzione. La sua qualità è rinomata, ma se una volta era una rarità difficile da reprire, ormai con l'avvento delle vendite on-line si trova molto facilmente.

L'incenso viene prodotto da sempre principalmente nella penisola arabica, ma da qui non arrivava solo in occidente, arrivava anche in oriente attraverso la Via dell'incenso.
Ecco quindi che anche In India troviamo pesantemente l'incenso nelle cerimonie sacre, o anche solo negli ambienti sacri allo scopo di purificare e di elevare lo spirito di chi entra.
Purtroppo però nell'incenso moderno non ci sono scritti gli ingredienti, quindi non ci è dato di sapere dalla confezione se i bastoncini che bruciamo contengono veramente la preziosa resina o se sono composti principalmente da prodotti chimici.
Di sicuro i "cugini tibetani" non contengono il vero e proprio incenso, ma sono fatti in modo naturale con piante e fiori.

Dall'Europa all'Asia, e ora dall'Asia all'America Latina, ovvero in Brasile. Ma in un certo senso possiamo dire anche all'Africa, perché qui stiamo parlando dei culti arrivati in Brasile dal continente nero.
Wikipedia parla dei "defumadores" solo a proposito dell' Umbanda, ma in realtà sono usati anche nel "papà" dell'Umbanda, ovvero il Candomblé, del quale ho avuto già occasione di parlare.
Il sincretismo, che ha fatto associare sia per necessità che per virtù i santi cattolici agli dei africani, richiede che il "defumador" non sia generico ma specifico per il santo/orixá: qui ne abbiamo uno dedicato ad Oxúm, la divinità della fertilità, dell'armonia, della diplomazia, e l'altro dedicato ad Oxossi il cacciatore, l'unico orisha ad essere anche stregone.
Quest'ultimo Wikipedia lo dà associato a Sant'Alberto e a San Norberto, mentre per l'Umbanda lo dice associato a San Sebastiano: Come si può vedere nella foto, per questo defumador è associato invece a San Giorgio, cosa che in effetti avrebbe anche più senso visto che è il santo che va a caccia del drago.
Ma non ci formalizziamo.