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Ultimo aggiornamento: 03 Febbraio 2024 (Pluviôse - Vache)

Non esiste distinzione tra magia bianca e magia nera.
Quando la magia funziona, è sempre opera del demonio.
(Gabriele Amorth, "Il fumo di Satana nella casa del Signore")

Se qualcosa è buono, allora è anche divino
(Ludwig Wittgenstein, "Pensieri diversi", 1929)

Due testimonianze tra fede e magia

Padre Amorth nella citazione di cui sopra è tecnicamente in evidente contraddizione con sé stesso. Stando al Wikizionario alla voce magia troviamo la definizione "potere soprannaturale che permette di compiere azioni normalmente impossibili". Quindi l'esorcismo se funziona dovrebbe ricadere in questa casistica, e Gabriele Amorth è stato senz'altro uno dei più famosi esorcisti della storia, con tantissimi esorcismi riusciti.
Diciamo che, anche se è tecnicamente in contraddizione, si capisce cosa vuol dire. Nella definizione religiosa per magia si intende non invocare Dio per "compiere azioni normalmente impossibili", ma effettuare tutta una serie di azioni che convogliano un proprio potere o un potere "naturale" per compiere l'impossibile. Da qui in poi il nostro esorcista specifica che tutto ciò è opera del demonio anche se l'obbiettivo è legittimo, buono, nobile. Naturalmente qualche maligno potrebbe pensare che se qualcosa di buono è fatto della "concorrenza", è opera del demonio.
Il buon Wittgenstein invece è altrettanto tranchant, ma molto più comprensivo: se è buono è anche divino. Forse perché il nostro filosofo usava la logica.
Tutto questo discorso ci porta a capire come sia labile ed incerto il confine tra religione e magia, tra magia e superstizione.


Croce angelica con cornice    Croce angelica primo piano    Croce angelica senso lettura

Croce Angelica di San Tommaso D'Aquino

Mancandomi testi specifici mi baso su quello che ho trovato in varie pagine in rete, e che mi sembra facciano un po' tutte riferimento tendenzialmente al libro di Maria Sofia Messana "Inquisitori, negromanti e streghe nella Sicilia moderna (1500-1782)" (sto valutando l'acquisto: mi spaventano le 864 pagine).
Dopo il Concilio di Trento la chiesa ha deciso di sostituire i "nomina" magici chiamati anche "carte da toccare", con dei "nomina" ammessi che contengono nomi di Dio, delle preghiere o quant'altro autorizzato dalla chiesa.

Tra questi uno dei più famosi è la Croce Angelica di San Tommaso d'Aquino, che la tradizione narra sia stata incisa dal santo in un convento di Anagni. Maria Sofia Messana sostiene non a torto che questa sia strutturata un po' come il famoso "Abracadabra" disposto a triangolo.

Il senso di lettura della Croce procede dalla lettera "C" centrale verso l'esterno sui quattro assi, come mostrato nell'immagina accanto. Abbiamo quindi:
"Crux Mihi certa salus" (La croce è la mia salvezza sicura) verso l'alto
"Crux est quam semper adoro" (È la croce che adoro sempre) verso il basso
"Crux Domini mecum" (La croce del Signore con me) verso destra
"Crux mihi refugium" (La croce è il mio rifugio) verso sinistra

Il rotolo chiuso    Il rotolo aperto    La parte con l'angelo    La parte con la preghiera

Rotolo magico dell'Etiopia

Se la Croce Angelica di cui sopra l'ho acquistata personalmente in un mercatino di una parrocchia del Lazio, questo rotolo l'ho ricevuto come regalo e andando a curiosare in Internet ho scoperto che deve essere costato una cifra significativa. Come manufatto antico li vale senz'altro, anche se non saprei datarlo con precisione.

Questi rotoli vengono definiti magici anche se al loro interno riportano estratti della Bibbia e si aprono con raffigurazioni sacre, solitamente angeli. E qui il mio rotolo non fa eccezione perché come si può vedere si apre con una figura angelica. Il materiale è pergamena ottenuta dalla pelle di una capra ben levigata, in particolare si tratta di due pezzi uniti tra loro con una cucitura. Come rotolo è contenuto in una custodia dello stesso materiale, che ha su un lato due passaggi, sorta di tubi, in cui si può far passare un filo per appenderlo al collo come amuleto, e in effetti così sono comunemente classificati. Appartengono alla chiesa Etiope arcaica, e mi vien da pensare che il travaglio che ha passato la chiesa Cattolica con oggetti e invocazioni magiche, lo abbia passato anche la chiesa Etiope.

In qualche commento ho trovato che potrebbe essere antico se fosse in lingua ge'ez, oppure più recente se in amarico. Se l'amarico è la lingua ufficiale dell'Etiopia così come l'italiano lo è per l'Italia, la lingua ge'ez è quella della liturgia della Chiesa ortodossa etiope, quindi un po' come il latino per noi.

A Verona

Di oggetti così border line veronesi non ne ho, anche se sicuramente esisteranno, ma mi sembra parecchio attinente ricordare quelle invocazioni al confine tra preghiera e formula magica conosciute come i "Sequeri". Wikipedia la dà come tradizione italiana, ma essendo un derivato del responsorio a Sant'Antonio di Padova, mi azzarderei a pensare che sia tipicamente veneta.
Senza scomodare chissà quali miracoli i Sequeri servono molto semplicemente a trovare qualcosa che si è smarrito: "non trovo più gli occhiali, ho cercato in tutta la casa ma non saltano fuori", "prova a dire i Sequeri!" (che per inciso vanno ripetuti tredici volte).
Il nome è una sincrasi storpiata dal latino, il "Si quaeris" iniziale brutalmente venetizzato. Da link di cui sopra a Wikipedia:

Latino:
Si quaeris miracula
mors, error, calamitas,
demon, lepra fugiunt,
aegri surgunt sani.

Cedunt mare, vincula,
membra resque perditas
petunt et accipiunt
juvenes et cani.

Etc.

Italiano:
Se cerchi miracoli,
ecco messi in fuga morte, errore, calamità,
spiriti infami e lebbra,
ecco gli ammalati ergersi sani.

Si distendono il mare e le catene,
la salute e le cose perdute
chiedono e ritrovano
i giovani e i vecchi.

Ecc.

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