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È divertente, pensò il piccolo principe, e abbastanza poetico.
Ma non è molto serio.
(Antoine de Saint-Exupéry, "Le Petit Prince")
Allineato con le notizie (una volta tanto)
Il bello di darsi delle regole è poi quello di infrangerle, come ci insegnano le "ultime sigarette" di
Zeno Cosini.
Tra i tanti paletti che mi sono dato nello scrivere le pagine di questo sito, c'è quello di non agganciarmi alle notizie del momento, alla cronaca.
Però per il vino farò un'eccezione, e visto che da domani a pochi chilometri dalla Valsquaranto comincia il Vinitaly dopo ben due anni di assenza,
prendo l'occasione per parlare di etichette del pregiato nettare.
L'illusione
L'idea di collezionare etichette è nata dopo uno dei primi viaggi in Francia, quando tornato col bagagliaio pieno delle bottiglie bevute ho provato ad usarle come soprammobili
per rievocare le sensazioni provate con i vari vini.
"Giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo", come canta Guccini, ma fatto sta che le bottiglie sono piuttosto ingombranti e
non particolarmente eleganti, per cui alla fine ho optato per staccare le etichette e conservare solo quelle.
Insomma è stata una questione di poesia: conservare l'etichetta per conservare almeno il ricordo di quello che è un piacere effimero.
Poi l'idea ha preso piede e ho continuato, ma sempre con la regola aurea di conservare l'etichetta dei vini bevuti.
Altri due eventi hanno poi contribuito a fare evolvere la situazione: l'essere entrato nel mondo della produzione del vino (seppur come informatico) e l'essermi iscritto
all'A.I.C.E.V. (Associazione Italiana Collezionisti Etichette Vino).
Quando finisce un amore
Nell'omonima canzone di Cassella–Luberti–Cocciante l'amore finisce "senza una ragione né un motivo, senza niente", nel mio caso invece le ragioni le conosco.
Fare una collezione richiede tempo, e anche in una collezione minore non basta metter da parte l'oggetto da collezionare.
Nel caso delle etichette bisogna mettere in bagno le bottiglie per delle ore, e poi delicatamente cercare di staccarle senza strapparle: e qui arriviamo dritti al secondo motivo.
All'epoca la maggior parte delle cantine stava già cambiando la tipologia di etichette andando verso quelle adesive,
comode per il produttore ma impossibili da staccare dal vetro.
Oltre a questi due motivi pratici, ci sono stati poi anche due motivi filosofici.
L'illusione iniziale è svanita col tempo: non basta l'etichetta per rievocare il piacere di una buona bottiglia.
I vini che si ricordano sono solo quelli che meritano di essere ricordati.
Al limite è più utile segnarsi in un unico posto cantina e riferimento del vino per futuri acquisti. L'etichetta di per sé non aiuta (o almeno così è per me).
L'altro motivo filosofico che mi ha un po' disturbato è stato proprio lo scoprire il mondo dei collezionisti di etichette (non me ne vogliano gli amici dell'Aicev!).
Lo spirito che mi aveva mosso verso questo tipo di collezione era completamente diverso da quello degli altri collezionisti.
Solo per l'iscrizione mi sono arrivate diverse etichette "intonse", poi alcuni soci si sono fatti avanti in modo analogo inviandomi generosamente molte etichette, sempre intonse,
nella speranza di essere ricambiati.
Per fortuna all'epoca già lavoravo per il mondo del vino e ho potuto a mia volta inviare pacchetti di etichette perfette, ancora da usare.
Ce ne sono in grande abbondanza perché ovviamente le etichette sono sempre comprate con ampio margine e quindi ne avanzano parecchie,
a differenza delle fascette che sono fiscali, si pagano significativamente e quindi sono contate esattamente in base al numero delle bottiglie da produrre, e quindi gli sfridi sono minimi.
Insomma: sono stati tutti gentilissimi, simpaticissimi, ma non era quello che intendevo io.
Mi sono confrontato con persone che avevano migliaia, decine di migliaia di etichette, se non di più, ma non era quello che intendevo io.
Non vorrei sembrare irrispettoso, ma mi hanno ricordato un po' l'uomo d'affari de "Il piccolo principe":
"Cinquecento milioni di che?"
"Hem! Sei sempre li? Cinquecento e un milione di... non lo so più. Ho talmente da fare! Sono un uomo serio, io, non mi diverto con delle frottole! Due più cinque: sette..."
"Cinquecento e un milione di che?» ripeté il piccolo principe che mai aveva rinunciato a una domanda una volta che l'aveva espressa.
[...]
"Di api?"
"Ma no. Di quelle piccole cose dorate che fanno fantasticare i poltroni. Ma sono un uomo serio, io! Non ho il tempo di fantasticare".
"Ah! di stelle?"
"Eccoci. Di stelle".
"E che te ne fai di cinquecento milioni di stelle?"
[...]
"Che cosa vuol dire?"
"Vuol dire che scrivo su un pezzetto di carta il numero delle mie stelle e poi chiudo a chiave questo pezzetto di carta in un cassetto".
"Tutto qui?"
"È sufficiente".
È divertente, pensò il piccolo principe, e abbastanza poetico. Ma non è molto serio.
Qualche curiosità
Ovvero, come direbbe La Settimana Enigmistica: "Forse non tutti sanno che ...".
- In una bottiglia di vino normalmente l'etichetta vera, quella legale, è la retroetichetta che solitamente per ragioni di marketing è più piccola
per far capire al consumatore di far riferimento all'altra quella "bella".
- Le informazioni come da obbligo di legge sono aumentate sempre di più con gli anni, ad esempio tra le più recenti c'è la dicitura per l'obbligo dei solfiti e
l'avviso per le donne in gravidanza. Da quest'anno diventeranno obbligatorie delle indicazioni nutrizionali e dei passaggi fatti per ottenere il vino,
quindi molto probabilmente un po' tutte le cantine passeranno ad un QR code per riportare tutto perché sicuramente nell'etichetta non ci starà tutto.
- L'ordine delle immagini è puramente casuale tranne che per la prima: sono un grande ammiratore di Bonvi e, se devo dirla tutta, mi manca molto.
Cliccare sulle foto per ingrandirle.
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