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Come avvenga che qualcosa di così notevole come uno stato di coscienza
sia il risultato della stimolazione del tessuto nervoso
è tanto inspiegabile quanto la comparsa del Genio nella favola,
quando Aladino strofina la lampada
(Thomas Huxley)

Ultimo aggiornamento: 22 Luglio 2023 (Thermidor - Ivraie)

Il monolite mancante di Thomas Nagel

Una questione generale - Le due tesi - La coscienza - Il monolite mancante - Due motivi per leggere questo libro

Una questione generale

L'annosa questione che riguarda un po' tutte le materie studiate nelle scuole medie sia inferiori che superiori (per brevità d'ora innanzi dirò solo "scuole medie" ben consapevole che il termine sottintende solitamente solo quelle inferiori) è quello di essere indietro col programma, ovvero di non riuscire a finire il programma, anche se credo che per il ministero non ci siano più i programmi ma solo delle linee guida. Ci sarebbe anche la questione qualitativa, ovvero che le materie non tengono ben conto delle evoluzioni ma vengono insegnate più o meno come cinquant'anni fa se non di più, e quindi sono "indietro" in un altro senso, ma volevo focalizzare maggiormente l'aspetto quantitativo.
Se prendiamo in considerazioni materie scientifiche come la matematica il problema si pone meno perché eventuali sviluppi successivi sono ad altro livello e riguardano più gli atenei, ma materie umanistiche come ad esempio la storia per loro stessa natura quantitativamente accumulano cronologicamente materiale di studio. Ho letto da qualche parte in rete che ancora oggi ci si ferma più o meno alla seconda guerra mondiale, forse per non dar torto a Fukuyama che sosteneva la Fine della storia (imperfetto d'obbligo perché anche lui ha preso le distanze da questa teoria). Ma comunque anche in questo caso mancherebbero all'appello i cinquant'anni forse più significativi per chi poi deve proiettarsi nel mondo delle notizie, della geopolitica, insomma nel mondo in cui viviamo.
Non ho fatto il liceo, e quindi purtroppo non ho studiato filosofia a scuola, ma mi sembra di capire che quella che viene insegnata a scuola non sia filosofia pura, bensì storia della filosofia: e qui arriviamo al punto. Non ho dati certi ma mi viene il sospetto che anche in questo caso ci si fermi coi programmi alla prima metà del novecento, anche se spero di sbagliarmi clamorosamente. Mi viene il sospetto perché quando vado a curiosare in rete trovo sempre approfondimenti di (indiscutibilmente) grandi filosofi del passato, ma mai riferimento a nuovi filosofi.
La filosofia è morta?
Come tutti credo di essere autorizzato a fare la domanda, la risposta invece spetterebbe a chi "è studiato" e non ad un ignorante come me. Però anche qui ho la vaga sensazione che in generale la Filosofia con la maiuscola, che a mia personalissima opinione dovrebbe essere metafisica perché per spiegare una visione materialistica della realtà bastano poche righe, abbia abdicato in favore del pensiero scientifico dominante o, come lo definisce Nagel nel libro, "l'estabishment teorico secolare e la cultura illuminata", cioè un pensiero materialistico e di conseguenza riduzionistico.
Ecco perché si parla qui di un libro di Thomas Nagel: è un filosofo contemporaneo, non lo trovo mai citato, e tratta argomenti classici (stiamo parlando di filosofia della mente) senza però prescindere dagli sviluppi scientifici che ci sono stati e che ci sono.
Ma la cosa più affascinante è che pur essendo ateo e dando massimo credito alla scienza, come filosofo non può esimersi dal dire che "il re è nudo"; e questo non è uno spoiler, lo dice già il sottotitolo: "Perché la concezione neodarwiniana della natura è quasi certamente falsa".

Le due tesi

C'è della grandezza in questo libro, ma ci sono anche aspetti che lasciano filosoficamente un po' perplessi, e in particolare mi sembra l'autore parta con disinvoltura da alcuni presupposti che a mio avviso sono clamorosi, e che invece di essere affrontati sono in parte sottintesi e in parte esplicitati come cose di buon senso, operazione che in generale mi sembra un po' discutibile in filosofia.
Se da una parte con l'intero libro demolisce filosoficamente la teoria darwiniana e più in generale le teorie evoluzionistiche così come sono al momento, inserendole in una versione riduzionista, comunque materialista, dall'altra parte contrappone una visione teistica che però è parziale e che viene rifiutata senza tanti perché.

Confesso di avere anch'io un'assunzione non fondata, in quanto ritengo non possibile considerare l'alternativa di un disegno intelligente una vera opzione. Mi manca il sensus divinitatis che permette - per la verità, obbliga - così tante persone a vedere nel mondo l'espressione dell'intento divino con la stessa naturalezza con cui vedono in un volto sorridente l'espressione di un sentimento umano.
[...]
Ciò non significa che una visione teistica del mondo debba essere deterministica: La natura essenziale di Dio potrebbe averlo condotto a creare leggi probabilistiche ed esseri dotati di libero arbitrio, le cui azioni sono spiegate come libere scelte. Qualche tipo di intenzione divina dovrebbe tuttavia sostenere la totalità delle cose.

L'aspetto teistico che Nagel analizza ma non condivide ha così tre postulati, più o meno esplicitati o sottintesi:
- Dio ha creato l'universo, quindi la vita, gli animali, l'uomo (questo va da sé, altrimenti non sarebbe teistico)
- Dio ha operato attraverso delle leggi naturali che ha fornito all'universo; in altre parole per capirci la creazione contenuta nella genesi (o altri miti religiosi) dove l'uomo è creato per intervento diretto divino non viene presa in considerazione, ma si analizza (pur scartandola a priori) la possibilità che l'intervento divino possa colmare tutti quei gap, quelle lacune che le teorie evolutive non riescono a spiegare
- Dio ha dotato l'ultimo stadio evolutivo, quello umano, di una possibilità di scelta, di libero arbitrio, pur riuscendo a mantenere l'universo all'interno di un progetto divino iniziale.
Per onestà intellettuale bisogna ammettere che se per smontare la prima teoria, quella materialistica e riduzionistica, l'autore gioca su un terreno compatibile, sulla seconda, su quella teistica, gioca su un terreno impossibile nel quale le regole del gioco non valgono più, la logica non si può più applicare, e anche solo rielencare e classificare tutte le ipotesi proposte dalle varie filosofie e religioni avrebbe comportato un'opera riassuntiva monumentale e poco agile da leggere.
Da qui immagino la scelta di proseguire con un'ipotesi sola, forse la meno scandalosa per un ateo.

La coscienza

La coscienza è decisamente il punto centrale attorno a cui ruota l'analisi di Nagel.
La citazione che ho messo all'inizio e che si trova nell'introduzione italiana del libro è di Thomas Huxley, nonno del più famoso Aldous Huxley (è stata una famiglia prolifica di eminenti personaggi) e soprannominato "il mastino di Darwin". Se il nipote proponeva, in modo certamente più intrigante, una conoscenza della realtà ultima passando dall'uso delle droghe ("Le porte della percezione" che ha poi ispirato il nome dei Doors), il nonno era un fervente sostenitore delle teorie darwiniane. Eppure già con lui era emerso il limite dell'evoluzionismo: come e perché è apparsa la coscienza?
Semplificando molto, riguardo al come, rispetto all'argomentazione "qualcosa doveva pur succedere, perché non questo?" Nagel dimostra tutta la sua insofferenza. A questa combinazione chimico/fisica altamente improbabile rispondere con la più completa casualità è decisamente insufficiente. Ma la parte assolutamente inaccettabile è il perché: il punto di forza dell'evoluzionismo darwiniano è stato il supporre la presenza di leggi naturali insite nella materia. L'evoluzione, la sopravvivenza del più adatto, sono ipotesi che consentono una spiegazione scientifica senza tirare in ballo Dio e il famoso Argomento teleologico. Però l'evoluzione aveva veramente bisogno della coscienza?
Personalmente anche qui scorgo un limite: ciò che intende Nagel per "coscienza" mi sembra un qualcosa di limitato rispetto, ad esempio, alla concezione di Jung. Diciamo che ciò che intende Nagel con questo termine assomiglia anche a quanto detto dal famoso fisico quantistico premio Nobel Max Planck:

I regard consciousness as fundamental. I regard matter as derivative from consciousness. We cannot get behind consciousness. Everything that we talk about, everything that we regard as existing, postulates consciousness.
Io considero la coscienza come fondamentale, e la materia un derivato della coscienza. Non possiamo andare oltre la coscienza. Tutto ciò di cui discorriamo, tutto ciò che noi consideriamo come esistente, richiede una coscienza.

Tanto importante quanto limitato. Anche senza arrivare al solipsismo la coscienza è tutto ciò che ci permette di conoscere il reale.
Per Jung invece la coscienza è come un faro puntato sull'io solo durante lo stato di veglia, ma poi anche sul mondo onirico durante il sonno o su altri mondi in stati alterati di coscienza. Non è la materia che deve nutrire la coscienza, ma il trascendente: "Quanto più domina la ragione critica, tanto più la vita si impoverisce; ma quanto più dell'inconscio e del mito siamo capaci di portare alla coscienza, tanto più rendiamo completa la nostra vita".
Per l'autore invece l'uomo resta quella scimmia nuda che balla sulle note di "Occidentali's Karma" di Gabbani: la coscienza è quella che ci ha permesso tramite la razionalità di conoscere la teoria evolutiva, ma per fortuna, sempre tramite la razionalità, ci permette di coglierne una falla, un pezzo mancante.

Il monolite mancante

Se con l'anello mancante si intende "la mancanza di rinvenimenti fossili che completassero le linee evolutive delle forme viventi", il tema del libro propone qualcosa di ancora più grosso: ovvero quel qualcosa (certamente non fossile) che dimostri la comparsa della coscienza, e quindi della razionalità.
Il grande assente nel libro, visto l'argomento, è il film di Stanley Kubrik (o se si preferisce il libro di Arthur C. Clarke) "2001: Odissea nello spazio". Nell'indimenticabili scene iniziali dell'Alba dell'uomo vediamo un gruppo di ominidi combattere tra loro per le poche risorse, fin che un giorno compare un misterioso monolite che toccato da una parte di loro darà immediatamente la capicità di usare le ossa come armi. Insomma l'intera scena rappresenta la comparsa della coscienza, della razionalità, che fa fare il salto evolutivo (se di evoluzione si può parlare).
E' un film che non si può fare a meno di vedere, ed è un film che non mi azzardo neanche a commentare e che forse non andrebbe commentato: va visto e basta perché usa un linguaggio di pura poesia che è troppo riduttivo trasferire in prosa.

Due motivi per leggere questo libro

Spero di aver reso l'idea di cosa cerca di comunicare e dimostrare il libro. In caso contrario rimando a quanto hanno detto altri che l'avranno fatto sicuramente meglio di me.
Detto questo secondo me ci sono due motivi per leggerlo.
- Si pensa di essere grossomodo d'accordo con l'autore, e in questo caso direi che vale la pena di approfondire.
- Si pensa di essere in disaccordo con l'autore, e a maggior ragione bisognerebbe leggerlo. Nagel ha dimostrato un'intelligenza estrema mettendo in totale discussione le proprie convinzioni, e come ribadisce nel libro questo è il giusto metodo (forse l'unico) per approfondire la conoscenza.

Ma per chiudere il discorso definitivamente stabilendo chi ha ragione e chi ha torto ricorro al filosofo pugliese Uccio De Santis (secondo Wikipedia "attore, comico e cabarettista italiano"), che in una brillante scenetta ci mostra un papà col suo bambino seduti su degli scalini in un vicoletto di una cittadina pugliese:
- Papà, ho una domanda. Ma a noi ci ha creato Dio o discendiamo dalle scimmie?
- Ma non c'è dubbio: ci ha creato Dio!
- Ma la mamma dice che discendiamo dalle scimmie ...
- Aspetta un attimo: io ti ho risposto per la parte della MIA famiglia, per quella di tua mamma ... probabilmente ha ragione lei.

E il cerchio si chiude!

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Autore: Thomas Nagel
Titolo: Mente e cosmo. Perché la concezione neodarwiniana della natura è quasi certamente falsa
Tipologia: Brossura
Dimensioni: 22.5 X 14 cm
Pagine: 140
Editore: Raffaello Cortina Editore
Anno di pubblicazione: 2015 (2012 orig.)
ISBN: 978-8860307606
Prezzo: Euro 16

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