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Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio 2021 (Ventôse - Marceau)

Libri "Al di là  del muro"

C'era una volta il "muro": di là  i cattivi, il Blocco Sovietico, di qua i buoni. Di là  mangiavano i bambini e la popolazione era segregata, povera e disperata, di qua eravamo liberi, ricchi e fortunati.
O almeno così ci dicevano.

La realtà  ovviamente sta sempre nel mezzo: se di là  c'era una certa propaganda, di qua non eravamo da meno e da questo derivavano le provocazioni di cui sopra. Però indiscutibilmente il regime sovietico non era un campione di libertà  e la produzione editoriale ne risentiva parecchio. Da qui l'idea di questa piccola, modesta collezione di libri, senza nessun intento politico, ma solo estetico e culturale.
Comprare libri dà  dipendenza, e se sei in un paese dove non conosci una parola della lingua o, peggio, non distingui una lettera dell'alfabeto, gli unici libri che puoi comprare sono libri fotografici. I libri fotografici sulla natura e sui monumenti sono sempre quelli, tanto vale comprarli in italiano o in inglese. Invece quelli che ho acquistato nei vari paesi dell’ex Blocco Sovietico sono diversi, sono gli altri libri.

Ecco: questa è un piccola, modesta collezione di libri "altri" ...

Libri "Al di là  del muro": Cecoslovacchia anni 80

Tanto per cominciare contestualizziamo: di cosa stiamo parlando?

Stiamo parlando degli anni '80 del secolo scorso: rispetto agli altri libri che ho voluto classificare come "Al di là  del muro", questo è il più recente. Gli anni '80 sono stati caratterizzati da un contesto socioeconomico e tecnologico nettamente più positivo rispetto alle due decadi precedenti sia per il blocco sovietico come per il resto dell'Europa, per cui la scena che emerge dalle fotografie appare più normale ai nostri occhi. La ricostruzione post-bellica aveva dato i propri frutti, ma evidentemente per le popolazioni nei paesi della cortina di ferro non ne aveva dati abbastanza, visto che già nei primi anni '90 il Patto di Varsavia si sarebbe sciolto come neve al sole.

Stiamo parlando della Cecoslovacchia, uno stato indipendente che è esistito solo tra il 1918 e il 1992, poi in seguito alla Rivoluzione di velluto è tornato ad essere suddiviso in Repubblica Ceca e Slovacchia. Il divorzio consensuale, nonostante alcune differenze economiche, ha portato alla formazione di questi due stati ora dell'Eurozona che, Covid permettendo, godono di ottima salute e offrono una buona offerta turistica.

Stiamo parlando di un libro di propaganda, beh ... altrimenti non era interessante dal mio punto di vista. Propaganda sia interna che estera, visto che i testi sono scrupolosamente in sei lingue: Ceco (o almeno credo, non penso sia slovacco), russo (ma va!), inglese, francese, tedesco e spagnolo. Il tenore del testo, come vedremo, è abbastanza intenso. La tensione tra i due blocchi è sempre stata alta, ma forse il presagio della fine del blocco socialista aveva portato a sacrificare il politicamente corretto in favore di un linguaggio più esplicito. O almeno questa è la mia impressione da cittadino comune.

Il testo

La Tchcécoslovaquie - "un pays inconnu de l'Europe centrale à cause de laquelle nous n'allons pas faire la guerre", a declaré en septembre 1938 Neville Chamberlain, alors Premiere ministre brittanique.
La Cecoslovacchia - "un paese sconosciuto dell'Europa centrale a causa del quale non andremo in guerra", dichiarò Neville Chamberlain nel settembre 1938, allora Primo Ministro britannico.

Il fulminante incipit del testo dà un'idea chiarissima di quello che sarà il tenore del libro intero: "Cominciamo subito col dire che agli inglesi non è importato niente della Cecoslovacchia". Non male! E' interessante notare come nella versione in inglese della stessa frase non si faccia uso del virgolettato, ma venga riferito il senso del discorso: una mezza concessione al politicamente corretto?
Il testo consiste in una grande esaltazione non solo dei risultati pratici conseguiti, ma delle grandi libertà offerte dal comunismo che, pur non essendo democratico nel senso occidentale del termine, ha una grande vocazione popolare e incentiva ampiamente la cultura e l'informazione.
Tra una versione in lingua e l'altra sono inframmezzate delle foto storiche della seconda guerra mondiale e della liberazione da parte dei sovietici (foto 01). Eppure la parte storica sembra avere una piccola lacuna: non ho trovato traccia degli avvenimenti del 1968, quando Alexander Dubcek diventato segretario del Partito Comunista di Cecoslovacchia cercò di instaurare il famoso "socialismo dal volto umano" aumentando la libertà politica, di stampa e di espressione, e come è andata a finire poi lo sappiamo.
Ma forse qualche traccia c'è di tutto ciò, una piccola frase a memento per i futuri Jan Palach:

There is no place for spontaneity accompanied by anarchy - hence the planned control of economic development.
Non c'è posto per la spontaneità accompagnata dall'anarchia - da qui il controllo pianificato dello sviluppo economico .

Questa frase me la immagino recitata da don Vito Corleone-Marlon Brando mentre si accarezza la guancia lentamente.

Le foto

Dopo le foto storiche d'obbligo si parte subito col fulcro di tutto: "l'evento supremo della vita politica cecoslovacca, sono i congressi del partito comunista cecoslovacco" (foto 02). Che è poi il momento in cui si sviluppano i famosi piani quinquennali, ovvero come cantavano in "Live in Punkow" i CCCP: "Voglio rifugiarmi / Sotto il piano di Varsavia / Voglio un piano quinquennale / La stabilità".
E i risultati sembrano esserci stati se vediamo le foto (foto 03, foto 04, foto 05 e foto 06). Ed ecco quindi anche la fabbrica della mitica Skoda (foto 07), quella di cui cantavano i Gemelli Ruggeri nella trasmissione "Lupo solitario": "Sìììì ... sulle strade di Croda / Noleggiando una Skoda / Non si fa mai la ... fila". Ma in realtà trovo molto più entusiasmante la Tatra (foto 08), che dal 1999 fa solo camion, ma a suo tempo aveva prodotto modelli interessanti di automobile come la "Tatraplan" e la "V570". Inoltre ci dice Wikpedia "la Tatra è anche la terza casa automobilistica in ordine cronologico ad aver prodotto automobili, dopo la Daimler Mercedes-Benz e la Peugeot".
Poi non dimentichiamo che siamo negli anni '80: la decade della prima vera diffusione dei computer (foto 09) e, anche se le malelingue occidentali descrivevano il blocco sovietico fermo agli anni '50, in realtà pure qui tutto stava procedendo verso "le magnifiche sorti e progressive" di leopardiana memoria.
Ma tutto questo senza dimenticare l'altra metà del simbolo: se da una parte c'è il martello, cioè l'industria, dall'altra c'è la falce, cioè l'agricoltura. Un'agricoltura moderna, teconologica, efficiente (foto 10), ma allo stesso tempo attenta alla tradizione come per il vino di Moravia (foto 11).
Insomma cosa c'era da invidiare al decadente occidente? Gli stradoni che si vedevano nei film holliwoodiani? Certo che no (foto 12). In Cecoslovacchia anche le modernissime stazione del metro erano valorizzate con opere d'arte (foto 13).
E che dire dell'architettura?
Scordiamoci i cubi-condominio prefabbricati delle decadi precedenti (foto 14 e foto 15) e potremo vedere anche un'anticipazione del famoso bosco verticale di Milano (foto 16).
Le foto degli spazi culturali (foto 17, foto 18) riescono quasi a farci dimenticare di essere in un regime forse non proprio democratico, ma l'immagine dello stadio immenso gremito dai giovani ginnasti (foto 19) riecheggia quelle analoghe di altri regimi. Ma forse sono io, decadente occidentale, a pensar male.
Una vera chicca per me è la foto del campeggio (foto 20), che nell'intenzione del fotografo doveva rappresentare un'icona di meritato svago e relax per gli operosi cecoslovacchi. Ai miei occhi invece è un disastro completo: piazzole gremite e strette ordinate in modo militaresco, neanche una albero e stradine asfaltate laddove il campeggio dovrebbe essere una parvenza di ritorno alla natura. Ma forse questo ritorno non era contemplato nella folle corsa alla modernità.



Autori: Alois Indra (per il testo)
Titolo: Czechoslovakia in the eighties
Tipologia: cartonato
Dimensioni: 23.5 x 28 cm
Pagine: un centinaio (non numerate, mi rifiuto di contarle!)
Editore: Orbis Press Agency, Prague
Anno di pubblicazione: 1985

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