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"Che cos'è la felicità papà?"
"La felicità? Un grande cielo blu dove plana una sfilza di allegre appendici che spalancano occhi come coccarde.
Alcune diventano delle bambine."
(Daniel Pennac)

Ultimo aggiornamento: 31 Luglio 2020 (Thermidor - Abricot)

Mirò e Pennac: il giro del cielo

Un libro diverso: i primi due piccoli particolari che saltano all'occhio

"Il giro del cielo" è un libro recente i cui due autori sono conosciutissimi, ha avuto diverse ristampe ed è ancora in catalogo, quindi a rigor di logica non dovrebbe stare in un elenco di libri bizzarri e/o ricercati. Leggendo commenti e recensioni in rete sembra sia un normale libro per bambini, inevitabilmente classificato tra quelli più artistici adatti anche per adulti (e vorrei ben vedere con i quadri di Mirò come illustrazioni). Eppure qua di normale non c'è niente, ed è per questo che ho deciso di includerlo, di scriverci sopra due righe. Vediamo i primi due particolari che saltano all'occhio sfogliando il libro senza averlo mai letto.
Nei libri moderni, dietro il frontespizio ci sono i diritti di copyright (il mio incubo quando metto qualche foto del contenuto di un libro) e in fondo al libro c'è il famoso (e storico) Colophon, ovvero il "Finito di stampare nel mese di ..." e a seguire i dati. In questo libro assolutamente no! Il libro inizia e finisce nei risguardi, cosa che forse succede solo (e comunque raramente) nei libri per bambini; quindi copyright, dedica, titoli, indice dei quadri, colophon e testo vero proprio sono compresi tra questo inizio e questa fine.
La sensazione veramente piacevole che trasmette questa struttura è quella di esondazione, di tracimazione, di straripamento della storia dal suo contenitore fisico. Le due avvertenze "Segue a pagina 8 ..." e "Finisce a pagina 38 ..." trillano come due campanelli: ci ricordano di non addormentarci, di non dare niente di scontato.
Nei libri normali le succitate pagine tecniche fanno da congiunzione, da uscita dalla realtà ed ingresso nel regno di fantasia, di idee del libro, nonchè da uscita dal libro e ritorno nella realtà. Qui ci sentiamo rapiti o invasi come Bastiano Baldassarre Bucci (Bastian Balthasar Bux) perché i quadri di Mirò non finiscono più col limitare della pagina, e il testo non finisce con la parola "bambina". Nella parola stessa è implicito un inizio, non una fine!
E arriviamo al secondo evidente particolare, forse anche questo non è unico, ma certamente è raro. Nei libri illustrati prima si scrive la storia, poi si fa illustrare quest'ultima dall'artista. Talvolta scrittore ed illustratore sono la stessa persona, ma sicuramente la logica è la stessa: prima la storia e poi le illustrazioni.
Qui per ovvie ragioni anagrafiche (il libro è di quattordicianni successivo alla scomparsa di Mirò) succede l'esatto contrario: si sono presi i quadri di Mirò e ci si è costruita una storia sopra. E se con un artista figurativo può essere un'impresa improba, con una galleria surrealista dove solo tre quadri su quattorici sono vagamente figurativi, l'impresa diventa improbabile, surreale, pazzesca, insomma: qui ci vuole Daniel Pennacchioni!

La lettura superficiale

"Belle le illustrazioni, il testo non mi ha convinto tanto".
"Un libro consigliato anche per gli adulti."
"Una piccola interpretazione di quadri astratti che li rende accessibili".
Vari commenti trovati in rete di giornalisti e appassionati, mi sono sembrati più fuorvianti che utili, più pomposi nell'utilizzo delle parole che chiari nell'esposizione di concetti. Molti si esaltano nell'associazione del segno con la figura del mondo reale.
Ovviamente Pennac doveva avere un minimo di tratteggio realista, di gioco delle somiglianze perché comunica (anche) con dei bambini, ma non possiamo fermarci a questo. Anzi: non dobbiamo soffermarci su questo. I quadri di Mirò non sono delle Macchie di Rorschach e chi fa le domande nella storia non è uno psichiatra ma un papà.
Non possiamo neanche banalizzare tutto dicendo che è poesia, armonia delle forme, coinvolgente narrazione educativa che può avvicinare i bambini all'arte.
Piuttosto è preferibile uccidere la poesia prendendo in mano le definizioni puntuali di Vasilij Vasil'evic Kandinskij:
"Il blu è il colore del cielo, è profondo; quando è intenso suggerisce quiete, quando tende al nero è fortemente drammatico"
che sul libro diventa:
"- Blu, la Luna?
- Come fai a saperlo?
- Le rabbie di Miss facevano sempre diventare la Luna blu"
La poesia rischia di diventare solo tecnica, ma non dimentichiamoci che la poesia è anche tecnica. L'uso dei versi sciolti ha fatto dimenticare che la poesia richiede lavoro, tecnica, ricerca dell'idea come base per poter raccontare, o far provare, quel qualcosa in più. La poesia non è un messaggio ricevuto da un medium analfabeta. E la pittura neanche, nemmeno la pittura non figurativa.

Un libro romantico

Il romanticismo, quello vero, quello che contrapponendosi al classicismo cercava l'umana tensione verso l'infinito declinata attraverso la ricerca, lo scavo delle emozioni, insomma per capirci quello di Frankestein più che quello di Liala, il vero romanticismo ci può fornire una chiave di lettura per questo libro. Scomodiamo a questo punto una altro pittore, Caspar David Friedrich, e mettiamoci "dentro" alcuni suoi quadri.
Lo sfondo nel nostro caso sono i quadri di Mirò, l'osservatore è la bambina protagonista e la voce fuori campo del pittore è quella del papà, il quadro è Viandante sul mare di nebbia (Der Wanderer über dem Nebelmeer), un'icona del romanticismo che sfrutta la Rückenfigur.

- Cosa osservi?
- Un mare di nebbia.
- E cosa provi?
- Maestosità, senso di infinito ...
- E poi?
- Distacco. Mi sento distante dal mondo, da quello che si agita là sotto quel mare di Nebbia.

Oppure prendiamo ad esempio Un uomo e una donna davanti alla luna (Mann und Frau in Betrachtung des Mondes).

- Cosa contemplate?
- La luna, ci sembra così triste.
- E la natura invece?
- In parte anche lei: quest'albero diroccato e rinsecchito ci ricorda la morte, ma il resto della natura sembra ricordarci che domani ci sarà di nuovo il sole e la vita.
- E voi come vi sentite?
- Sappiamo che moriremo come quest'albero, ma c'è qualcosa che ci aspetta ...

Ecco, questo è esattamente un libro romantico, lavora sulle sensazioni, sui sentimenti generati dai questi quadri di Mirò:
- Libera in che senso?
- Difficile da spiegare.[...] Ti senti leggera. C'è sole dapertutto e nessuna preoccupazione. Ci si sente liberi.
[...]
- L'hai sentita? Hai sentito la rabbia di Miss nel tuo sogno? Poverina ...
- Papà ho avuto così paura ... All'inizio non ho capito. La notte era venuta all'improvviso e ho sentito un lungo sibilo, come se tutti i serpenti del mondo si fossero riuniti nella mia testa. Tutte le vipere della terra! E' entrato dalle orecchie e io ho chiuso gli occhi. Allora l'ho vista.

Possiamo vedere che non sono normali dialoghi se li leggiamo attentamente. Questa è nè più nè meno l'arte della maieutica socratica, e il papà è la levatrice: sta tirando fuori dalla figlia i ricordi del suo sogno, che coincidono con i ricordi del papà, via via fino a ritornare ab ovo:
- Bambine? Sì, ora me ne ricordo ... Me ne ricordo bene ... E' proprio quello che io volevo diventare correndo verso voi due in tutto questo blu: la vostra bambina.

Il cielo blu è nel titolo perché è l'inizio e la fine di tutto. Nei risguardi i quadri sono il secondo e il terzo del trittico "Blu". Riprendendo la definizione di Kandinskij che troviamo su Wikipedia: "Il blu è il colore del cielo, è profondo; quando è intenso suggerisce quiete, quando tende al nero è fortemente drammatico". Quello dell'inizio e della fine del libro non è il blu causato dalla rabbia di Miss. E' un blu intenso, è profondo e ci richiama, in sogno o da svegli, alla nostra origine, e allo stesso tempo alla nostra destinazione.
E' il blu di Domenico Modugno.

Penso che un sogno così non ritorni mai più
Mi dipingevo le mani e la faccia di blu
Poi d'improvviso venivo dal vento rapito
E incominciavo a volare nel cielo infinito

Autore: Daniel Pennac (testo), Joan Mirò (illustrazioni)
Titolo: Il giro del cielo
Tipologia: brossura
Dimensioni: 20x20
Pagine: 40
Editore: Salani Editore
Anno di pubblicazione: 2008 (prima edizione 1997)
ISBN: 978-88-8451-220-8
Prezzo: 9 Euro

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