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Bisogna che tutto tu apprenda:
e il solido cuore della ben rotonda Verità
e le opinioni dei mortali, nelle quali non c'è una vera certezza.
Eppure anche questo imparerai: come le cose che appaiono
bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso.

Ultimo aggiornamento: 26 Settembre 2021 (Vendémiaire - Cheval)

Gli abissi luminosi (e numimosi) della Grecia antica

Di cosa si tratta

Un libro nuovo e per giunta di un grande editore per mia autoregolamentazione non dovrebbe essere qui: preferisco dare spazio a libri dimenticati o minori. Eppure nonostante sia ospitato dalla prestigiosa Feltrinelli a mio avviso questo potrebbe essere un libro che passa inosservato, anzi: volutamente inosservato. Ma andiamo con ordine e vediamo di cosa stiamo parlando.
Tecnicamente si tratta di un'antologia di brani greci classici riportati col testo greco a fronte (per gli studiosi più virtuosi) articolata in nove parti introdotte opportunamente dall'autore, più un'appendice di immagini iconografiche, l'introduzione, la bibliografia e l'indice. E in quest'ultimo troverei l'unica pecca dell'opera in quanto è un po' scarno, mentre avrebbe dovuto contenere a mio avviso anche i singoli paragrafi, nonché sarebbe stato gradito anche un indice per autore. Mi viene da pensare che per esigenze di economicità dell'edizione si sia soprasseduto, ed è un peccato.
Per dare un'idea della struttura riporto i nove capitoli (sperando di non violare qualche diritto d'autore, ma in fondo si tratta solo dell'indice):

- Dioniso
- Coribanti musica e manìa
- Oracoli e sciamanesimo apollineo
- I Misteri di Samotracia
- Epimenide
- Abaris
- Ermotimo
- Aristea
- Zalmoxis

Il risultato finale non è un'arida e noiosa raccolta, ma un collage, un mosaico che evidenzia un quadro generale, già anticipato nel sottotitolo, di sciamanesimo ed estasi in cui si muoveva il mondo greco. Se il quadro è univoco, potremmo definirlo filosofico-esoterico, le testimonianze sono tra le più varie. Si va dai tre principali tragici greci Eschilo, Sofocle ed Euripide, ai principali filosofi come Aristotele, Platone ed Eraclito, da geografi e storici come Pausania ed Erodoto, a latini come Cicerone ed Ovidio, passando da poeti come Omero. Quest'elenco non è esaustivo ovviamente, ma serve solo per dare un'idea di come siano variegate le fonti.

"Il solido cuore della ben rotonda Verità"

Potrei usurpare a Celentano il titolo di "re degli ignoranti": non ho studiato filosofia a scuola, nè tantomeno greco antico o latino. Quindi come ignorante, però desideroso di apprendere, apro un testo scolastico di filosofia delle superiori ("Le avventure della ragione", di C.Esposito e P.Porro) sul primo capitolo che introduce la filosofia antica.

Fare filosofia non significava soltanto leggere e conoscere un certo numero di testi, né dedicarsi alla pura attività speculativa (alla pura attività del pensare), ma impegnarsi a condurre un determinato stile di vita in grado di procurare felicità.[...]
Tendere verso la sapienza vuol dire piuttosto mirare a una trasformazione di sé: si tratta fondamentalmente di modellare o forgiare sé stessi.

Nel diagramma riassuntivo del capitolo troviamo le caratteristiche della filosofia antica:

- Cosè? Una scelta di vita o un'opzione esistenziale
- A che fine viene praticata? Per tentare di condurre una vita buona e felice
- In che modo? Attraverso la trasformazione di sé grazie a degli "esercizi spirituali"
- Fra questi ha un posto speciale il saper interrogare (sè stessi, gli altri, il mondo) per chiedere ragione e cercare di dar ragione delle cose
- Cosa la distingue dal mito? Il tentativo di chiedere ragione e cercare di dar ragione delle cose, di cercare cioè cause plausibili e razionalmente coerenti dei fenomeni

Ho riportato questi stralci per sottolineare come da questo testo scolastico emerga una visione limitata e limitante dell'argomento, ed evidenziare così la grandezza del libro di Tonelli.
Soffermiamoci ad esempio sul termine "esercizi spirituali": per eccellenza sono quelli di Ignazio di Loyola, ovvero "un insieme di meditazioni e di preghiere in un'atmosfera di raccoglimento e di silenzio". Negli "abissi luminosi" di Tonelli troviamo invece la presenza preponderante dei misteri, e non solo di quelli Eleusini normalmente considerati i Misteri per eccellenza, ma anche di quelli di Samotracia a cui gli autori sembrano dare maggior importanza.
Paragonare un ritiro di preghiere e silenzio con un rito sciamanico che comprendeva assunzione di droghe e passaggi scioccanti al limite della sopravvivenza in oscuri recessi mi pare improprio. Al di là delle origine pagane piuttosto che cristiane, mi sembra che stiamo parlando di cose diverse.
Così come la ricerca di "cause plausibili e razionalmente coerenti dei fenomeni" mi sembra una definizione impropria per i principali filosofi della Grecia antica. L'ermeneutica di Socrate cercava di estrarre, non di cercare in modo razionale. Eraclito poi non ne parliamo: sarà che abbiamo solo dei frammenti, ma se già da Aristotele si era guadagnato l'appellativo di "oscuro" non è stato certo per il tentativo di razionalizzazione. In Parmenide poi la distinzione tra mito e filosofia di cui parla ad un certo punto il testo scolastico non la vedo proprio. Ma come ho premesso mi sento il re degli ignoranti.
Al di là delle singole frasi o dei singoli termini usati magari per motivi didattici, il senso che percepisco dal testo scolastico è un tentativo di edulcorare, di modernizzare un contesto iniziatico, o meglio sciamanico, che i filosofi cercavano di esprimere, di spiegare, di svelare, consapevoli che non sarebbe mai stato possibile farlo in modo perfettamente razionale.
In uno zeitgeist come quello moderno, dove a farla da padrone è un ateismo scientifico (giusto per citare Margherita Hack "credere a Dio è come credere a Babbo Natale") e dove vengono a malapena tollerate le religioni, proporre una filosofia iniziatica è impensabile. Meglio proporre un quadro proto-scientifico di un pensiero razionalizzante che indaga la realtà e che si propone come fine ultimo la felicità dell'uomo, obiettivo fin qui clamorosamente mancato dalla scienza, per cui forse ancora in discussione.
Angelo Tonelli non vuole confrontarsi con alcunchè e si limita a descrivere in un ameno mosaico quello che era la Grecia antica, evidenziandone anche crudi aspetti rituali, o meglio di tecniche iniziatiche che ci portano altrove rispetto alle poetiche immagini come quella proposta da Raffaello ne "La scuola di Atene".

Gimme five Angelo!

Non volevo arrischiarmi a commentare questo libro per il quale non ho nessuna preparazione specifica: non ho fatto studi classici, non so il greco, non ho mai studiato filosofia a scuola, come posso sentirmi autorizzato a commentarlo? Diciamo però che mi sono sentito autorizzato a farlo come lettore medio, come acquirente desideroso di imparare qualcosa di più.
Ma soprattutto come un entusiasta che ha visto demolire un'interpretazione che gli sembrava impropria della Grecia antica. E se lo ha fatto uno "tra i massimi grecisti viventi", come recita la biografia nel retro copertina, mi sento non solo autorizzato, ma anche incentivato a parlarne.

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Curatore: Angelo Tonelli
Titolo: "Negli abissi luminosi - Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia antica"
Tipologia: brossura
Dimensioni: 13x20 cm
Pagine: 512
Editore: Feltrinelli Editore
Anno di pubblicazione: 2021 (Maggio)
ISBN: 978-88-07-90396-0

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