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Every year renews the rose, but what year shall see a pyramid rebuilt?
Ogni anno la rosa rifiorisce, ma in che anno vedrai ricostruire una piramide?
(Charles Robert Maturin, "Melmoth l'errante")
Siamo vicini al monte Labbro (Amiata) che ha ospitato i giurisdavidici di David Lazzareti, di cui ho parlato e messo delle foto in
questa pagina.
La prima cosa che colpisce di questo paesino è il nome, eppure sulla
pagina di Wikipedia
non c'è traccia del toponimo.
Cercando in rete, su siti diversi si trovano due ipotesi:
- che derivi da Radix Fanum, radici di un luogo sacro
- che derivi dal nome di un re longobardo "Rachis hofen" ovvero "corte di Rachis".
La prima sembra la più accreditata e personalmente mi piace di più, anche perché si associa ai resti etruschi (se non precedenti) dell'attuale
Bosco Isabella.
Su questo luogo ameno Wikipedia è piuttosto parca e focalizzata sull'aspetto naturalistico, ma andando sul sito del
Grande Oriente d'Italia
si scopre una storia un po' più articolata e convincente.
E' stato costruito in un periodo che va da fine ottocento alla Seconda Guerra Mondiale, su di un terreno seminativo dove però effettivamente c'erano
"i resti di una costruzione antica a mura poligonali, probabilmente un luogo di culto di epoca etrusca".
Il proprietario e costruttore fu Odoardo Luchini (1844–1906), garibaldino, deputato e senatore del Regno d'Italia, che dedicò il parco a sua moglie Isabella.
Però se partiamo dal punto di vista che Luchini fu anche massone, e che aveva una certa affinità per l'Inghilterra e i giardini all'inglese,
non dobbiamo stupirci se il GOI si spinge a dare un'analisi del luogo come "giardino iniziatico".
A questo punto la piramide, l'elemento più vistoso del piccolo parco, non è più una curiosità per stupire,
e il fatto che sia a tre lati si aggancia molto bene alla simbologia massonica di questo numero (i 3 punti, i 3 colpi ripresi anche dal "Flauto Magico" di Mozart, ecc.).
Nella pagina in questione anche "i due grandi massi disposti all’inizio del sentiero che porta alla piramide" sono interpretati come
"le due colonne del tempio salomonico Boaz e Jachin"
(vedi Boaz e Yakin su Wikipedia).
Anche il resto del paese è affascinante e spero di avergli reso giustizia con le mie foto.
Nella chiesa di San Pietro c'è una bella riproduzione settecentesca della Madonna di Loreto e, anche se il futurista cortonese
Gino Severini ha abitato qui,
a rendere più famoso il paese c'hanno pensato
Lucio Dalla e
Roberto Roversi
con la canzone "Mille miglia" del 1976:
A Terni, dove c'è il rifornimento
Passa Varzi e Nuvola è secondo
La polvere alza un lenzuolo dentro il vento
E copre questo scontro furibondo
Su Radicofani sembrano saette
Per le stanze di un castello antico
Trecento curve e la morte strina
E gomme roventi, e puzzo di benzina
Per vedere le foto in sequenza cliccare qui.
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