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Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio 2022 (Ventôse - Tussilage)

Nel boschetto di Diana: Nemi

Chi non conosce il Ramo d'oro del Turner?
La scena del quadro, tutta soffusa da quella aurea luminescenza d'immaginazione con cui la divina mente del Turner impegnava e trasfigurava i più begli aspetti della natura, è una visione di sogno di quel piccolo lago di Nemi, circondato da boschi, che gli antichi chiamavano «lo specchio di Diana». Chi ha veduto quell'acqua raccolta nel verde seno dei colli Albani, non potrà dimenticarla mai.
I due caratteristici villaggi italiani che dormono sulle rive e il palazzo egualmente italiano i cui giardini a terrazzo digradano rapidamente giù verso il lago, rompono appena l'immortalità e la solitudine della scena. Diana stessa potrebbe ancora indugiare sulle deserte sponde o errare per quei boschi selvaggi.

L'incipit della famosissima opera di James George Frazer descrive benissimo l'ameno paesaggio che ci si trova davanti arrivando nel cono del vulcano spento che ospita il paesino di Nemi. In effetti tra il paesaggio di Nemi e il quadro di Turner che dà il titolo anche al libro di Frazer è facile ravvisare qualche somiglianza, anche se è difficile immaginarsi una catabasi che parta da questi dolci declivi o da questo placido lago.
Ma a testimoniare la figura del Rex Nemorensis ci sono i resti del tempio di Diana, che a Nemi è ancora venerata come dea del turismo, e celebrata dalla scultura di Mastrolorenzi. Scherzo: purtroppo non è così. In realtà è abbastanza triste vedere trascurato e inaccessibile il tempio punto di partenza e punto di arrivo della monumentale opera antropologica dello scrittore scozzese.
L'Italia è troppo ricca di testimonianze storiche e troppo povera di buonsenso per decidere di preservare tutto.
a riprova di questa ricchezza qui infatti oltre al suddetto tempio troviamo anche i resti delle navi di quel pazzo dell'imperatore Caligola. Si tratta di navi, non barchette, in un lago che si può attraversare a nuoto senza grandi allenamenti. Ma la follia del lusso non ha limiti: se fosse ancora vivo Caligola farebbe un successone a Las Vegas.
Un sentiero molto pittoresco porta dal paese verso il lago e quindi verso il museo che ospita le suddette navi romane, nonchè verso i resti del tempio di Diana. Pittoresco è anche il negozio di souvenir di fronte alla Minerva del solito Mastrolorenzi: dopo un acquisto anche simbolico il proprietario vi inviterà a visitare l'antro del kitsch (solo per palati fini!).
Un'ultima cosa: la specialità locale sono le fragole, rinomate in tutta la regione. Personalmente però sono sedotto dal fascino della Cesanese, un vitigno rosso poco famoso ma intrigante nei profumi, e dalla Malvasia, il bianco aromatico per eccellenza dei colli romani.
Infine una citazione per l'insigne nemorense acquisito Guido Brunetti, l'umanista-scienziato che ha omaggiato con la sua "Ode a Nemi" la cittadina che l'ha accolto e fatto studiare fin da giovinetto. Poesia a parte la sua concezione "trinitaria" della persona è molto interessante.



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