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Introduzione
E' un film talmente vasto che non sapevo da dove iniziare.
Alla fine ho deciso di buttar giù una breve sintesi, quindi evidenziare il senso delle scelte tecniche, inserire una sinossi della prima parte del film e
per finire scrivere alcune (molto) parziali conclusioni.
Mi sono reso conto che fare una sinossi completa sarebbe stato forse utile (anche a me) ma veramente troppo lungo e fuori dai miei obbiettivi:
vorrei stimolare la visione del film e non certo offuscarlo con le mie chiacchiere che la rendano superflua.
Senza contare poi che questa è un'opera in cui da ogni sequenza si potrebbero trarre spunti per un libro intero.
Sperando di non incorrere nelle ire per violazione di copyright ho scelto poi di inserire nella sinossi singoli frame sottotitolati che
rendano il senso visivo, il senso poetico del contenuto della scena che rappresentano.
Il film in breve
Waking Life è la storia di un
sogno lucido, ovvero di un sogno dove il sognatore ha la consapevolezza di sognare.
Ci sono diversi elementi tipici dei sogni che concorrono a comporre la trama in modo onirico:
- il sogno lucido: il sognatore sa di sognare, anzi ammette di essere un po' preoccupato quando si accorge che non riesce ad uscire dal sogno
- gli scenari si alternano in un modo che sembra illogico e casuale, qualche volta anche volando o attraversando ostacoli fisici in modo incorporeo
- il risveglio nel sogno: come succede talvolta nei sogni, si sogna la sveglia che suona e che dà l'impressione che il sogno e il sonno siano finiti,
in realtà continuano, e nel film questo il protagonista lo capisce ad esempio guardando i numeri digitali della sveglia che oscillano e non si mettono a fuoco
- la maggior parte dei colloqui, o meglio dei monologhi che il protagonista ascolta, sono in sua presenza, sono rivolti a lui, ma in qualche caso è lui che assiste
ad una scena, ad un discorso, come dall'esterno, non visto: nei sogni non sempre si è protagonisti.
- quando ci sono situazioni di pericolo, definitive o cruente c'è il risveglio, di solito nella realtà, ma in questo film in un altro sogno.
Detto questo, ecco la trama molto in breve: è un racconto di un sogno in cui il sognatore consapevole del suo stato onirico,
incontra diversi personaggi con cui ha un colloquio, o meglio da cui apprende una lezione di filosofia, di vita, di interpretazione della realtà.
In alcuni casi ascolta non visto il colloquio di altri sempre sugli stessi temi, ma in altri casi i monologhi a cui assiste sono sostanzialmente negativi,
trasmettono un disagio, una recriminazione verso la società che si tramuta direttamente o indirettamente in autodistruzione.
La tecnica
Il film è stato girato in Rotoscope, cioè prima è stato girato in digitale con degli attori,
poi le immagini sono state ripassate con linee e colori da artisti come se fossero disegni.
I puristi dell'animazione sostengono che questa tecnica sia una specie di scorciatoia scorretta: non entro nel merito, ma dico che in questo caso, per questo film,
è stata la soluzione più appropriata che ci potesse essere.
Non solo questa tecnica di confine tra il reale e il disegnato rappresenta simbolicamente quella terra di confine che sono i sogni, tra la realtà e l'altrove assoluto,
ma con delle imperfezioni ha consentito anche di rendersi uguale ai sogni.
Alcune brevissime sequenze non sono state in parte ridipinte, e quasi l'occhio stenta a riconoscere se si tratta di disegno o realtà:
la stessa ambiguità che si percepisce nei sogni, dove sembra tutto reale e irreale allo stesso tempo.
Ultimo ma non meno importante il tremolio delle scene che è consentito dai disegni e che completa la sensazione di inconsistenza della realtà filmico-onirica.
Poi c'è la scelta della colonna sonora.
"Il tango è un pensiero triste che si balla", e la
Tosca Tango Orchestra è il pensiero perfetto per (far) ballare questo film.
Interpreti eccezionali del Nuevo tango inaugurato negli anni '60 da Piazzola,
sono anch'essi "rotoscopizzati" nel film mentre suonano.
L'effetto finale di accoppiamento di questa musica con la storia e le immagini è veramente contrastante.
Il ritmo binario del Tango dà l'incedere, il susseguirsi delle sequenze, ma allo stesso tempo la nota di amaro della melodia evidenzia, ricorda, fissa un'assenza.
Quella di una risposta definitiva che le epifanie parziali stuzzicano, stimolano, ma non riescono a fornire.
La prima metà del film scena per scena
Chi non ha fatto o subito questo gioco da bambino? |
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A mio avviso siamo ancora in una specie di introduzione, seppur essenziale, del film vero e proprio. |
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Intanto il treno arriva alla stazione, il nostro si reca a telefonare (bei tempi, c'erano ancora i telefoni a gettone!) e avverte l'interlocutore che è tornato in città
e che potranno rivedersi. Dove? Con chi? Nel frattempo prenderà un taxi, o "qualcosa del genere". |
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Il sognatore si sveglia un pò frastornato, si prepara la colazione, esce e va in all'università. |
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Il sognatore si trova ad attraversare un giardino, in cui un cagnolino sta abbaiando, e bussa ad una porta.
I sogni sono così: ci si trova da qualche parte, si sa che si deve andare in qualche luogo, ma non c'è un perché, una causalità. |
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Dopo una breve passeggiata il nostro eroe si trova seduto ad un tavolo con un signore con gli occhiali, di fronte ad un acquario.
E' probabile che l'acquario con i pesci, darwinariamente considerati origine primaria della vita, sia un simbolo che accompagna il discorso. |
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Il nostro protagonista torna a casa, si mette a letto, prende un libro e ... guarda la sveglia digitale: i numeri ondeggiano, sono incompleti.
E' tipico del sogno: non c'è niente di ben definito, perché non è quello il senso, il sogno ci deve dare dei contenuti, non sa cosa farsene di forme esatte
o di orari precisi. |
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Il volo prosegue ed entra in un condominio, ma il nostro sognatore non lo vediamo più, o meglio vediamo con i suoi occhi.
In terza persona assiste ad un colloquio tra un uomo e una donna a letto. |
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Un altro volo e ancora in terza persona: lo sguardo entra in una prigione, dove un uomo con la faccia completamente rossa sta imprecando
in modo smodato, scurrile e carico di odio contro chi lo ha imprigionato.
Il discorso è tutto incentrato sulla vendetta che farà non appena potrà. |
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Si torna al colloquio diretto del sognatore, questa volta in una casa.
L'interlocutore, o meglio l'oratore, stavolta è uno scienziato-filosofo:
"Nella moderna visione del mondo la scienza ha preso il posto di Dio. Ma alcuni problemi filosofici stanno ancora ossessionando l'umanità". |
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Un'altra sequenza osservata in terza persona, un'altra personalità negativa, un altro viso rosso di rabbia come per il carcerato incontrato prima. |
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In risposta alla negatività appena ricevuta dall'altoparlante della vettura, un brevissimo intervento di un signore con i capelli bianchi.
Quasi un'unica frase: |
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Stacco. Interno di una casa. Un ragazzo inizia la sua lezione che ha per oggetto la mente al nostro sognatore. |
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Ritorniamo ad assistere ad un colloquio da fuori, non c'è più il protagonista ma solo il suo sguardo, la sua attenzione.
Siamo in un fast food e due donne stanno parlando tra loro. |
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Ci troviamo all'improvviso in una stanza dove si sta per fare una proiezione.
Seduto su delle sedie c'è un piccolo pubblico nel quale vedremo poi di sfuggita anche il nostro sognatore.
Il proiezionista è uno scimpanzè col camice bianco che oltre a gestire il proiettore legge un testo col microfono. |
Conclusione
Volendo sintetizzare tutto con una definizione potremmo forse etichettarlo come un "film esistenzialista", però facendo così rischieremmo di depauperare un gigantesco lavoro
di costruzione di quella che non è una weltanschauung definitiva, ma una ricerca. O forse meglio ancora: uno stimolo alla ricerca.
La cosa che più mi ha entusiasmato di Waking life è l'irrealtà delle situazioni, di quegli incontri che sono come dovrebbero essere ma non lo sono nella realtà di tutti i giorni.
Mi spiego meglio. Anche solo in riferimento alle scene soprariportate abbiamo: due ragazze in un fast-food che parlano della percezione del tempo,
marito e moglie a letto che discutono della consistenza della realtà e di reincarnazione o memoria collettiva, un signore con un'auto bizzarra che espone la sua visione del mondo
esistenzialista, una ragazza che vede uno sconosciuto nel patio di casa sua e parla di teorie della comunicazione e di interconnessione degli uomini, e così via.
Nella vita reale queste persone parlerebbero di calcio, del tempo, del Grande Fratello, del Festival di Sanremo o di mille altre futili facezie.
Eppure nella vita abbiamo i giorni, anzi le ore contate. Dovremmo inseguire il primato Ontico e il primato Ontologico come vorrebbe Heidegger,
perché sono i problemi più urgenti, perché ne va del nostro stesso essere.
Quindi, tornando all'inizio, questo è un film esistenzialista, nel momento in cui sprona alla ricerca, a muoversi.
In questo senso si può associare al ben più famoso "L'attimo fuggente", seppure tra i due film ci sia un abisso come complessità.
Ho un segreto da confessarvi, avvicinatevi. Avvicinatevi.
Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passione.
Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento, ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore,
sono queste le cose che ci tengono in vita.
Citando Walt Whitman,
«Oh me, oh vita, domande come queste mi perseguitano.
Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti.
Che v'è di nuovo in tutto questo, oh me, oh vita?
Risposta. Che tu sei qui, che la vita esiste, e l'identità,
che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso.
Che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso.»
Quale sarà il tuo verso?
("L'attimo fuggente", dalla presentazione del professor Keating alla classe)
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Regista: Richard Linklater
Attori: Wiley Wiggins, Ethan Hawke, Julie Delpy, Steven Sonderbergh, Adam Goldberg
Audio: Tedesco (Dolby Digital 5.1), Inglese (Dolby Digital 5.1)
Lingua: Tedesco, Inglese
Sottotitoli: Tedesco, Inglese
Formato immagine: 1.77:1
Numero di dischi: 1
Studio: Süddeutsche Zeitung GmbH
Durata: 97 minuti
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