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Ultimo aggiornamento: 10 Giugno 2019

Louis Nero: "The broken key" e "Il mistero di Dante"


Non sono un critico cinamtografico ne' un cinefilo, anzi sono un cinefobo, nel senso che faccio fatica a guardare un intero film, preferisco leggere un libro. Per mantenere questo mia attitudine ovviamente devo fare affidamento ad una certa dose di pregiudizi e a il mio intuito, e infatti spesso mi sbaglio. Tra i miei (inevitabilmente) ingiusti pregiudizi, c'è quello per cui gli unici film italiani recenti belli, a mio modestissimo parere, possono essere trovati solo tra quelli comici. Per fortuna in questo caso mi sono affidato più all'intuito che ai pregiudizi, perché Louis Nero è decisamente l'eccezione che conferma la (mia) regola.

The Broken Key

"The broken key" è un film di fantascienza per il quale anche i detrattori ammettono che effetti speciali e ambientazioni sono ineccepibili e paragonabili ai prodotti hollywoodiani. E' un film permeato di esoterismo a mio avviso senza forzature, come per esempio succede ne "La montagna incantata" di Jodorowsky (che nel complesso non reputo un brutto film sia chiaro). E' un film di azione, ma anche di riflessione. Gli attori principali sono di alto livello e se la loro recitazione può suonare a volte un po' strana, altisonante, sopra le righe, è perché questo è richiesto dalla sceneggiatura, fare altrimenti significava fare un altro tipo di prodotto. Insomma non trovo difetti molto gravi e credo che tutte le stroncature tout court che si trovano in rete dipendano dalle diverse aspettative dei commentatori. Se si aspettavano un "Blade runner" o uno "Star wars" decisamente hanno sbagliato film.

Se andiamo alla pagina di wikipedia Cinema italiano di fantascienza alla voce "anni 2010" troviamo solo 24 film, come per gli anni duemila. E di questi molti comici. Direi che per chi li ha fatti e, soprattutto, prodotti possiamo parlare di un atto di coraggio. E' evidente che la concorrenza americana è schiacciante in questo genere cinematografico. Quindi, va da sé, che il regista merita una menzione particolare anche solo per il genere affrontato. Poi il plot nel complesso abbastanza originale completa il tutto ma ... non voglio fare spoiler (per ora).

Purtroppo bisogna rilevare anche qualche lato negativo. Qualche fastidioso buco nella sceneggiatura ad esempio. Uno su tutti quando i nostri eroi entrano nei sotterranei tipo girone dantesco e si scopre che non sono in tre ma in quattro. Chi sarà il quarto personaggio? A che titolo è lì? Non è dato a sapersi. Poi molti sono i passaggi troppo frettolosi tra una situazione e l'altra che lasciano la sensazione di tagli per accorciare il film penalizzando pesantemente la scorrevolezza della narrazione.
Questi buchi e la presenza di alcune battute molto stereotipate fa pensare che forse ci si è affrettati troppo presto a chiudere la sceneggiatura. Forse una rilettura in più, un confronto in più, avrebbero migliorato un film che nel panorama odierno si rivela già bello così, ma se si fossero evitati macroscopici errori sarebbe stato perfetto.

Esoterismo a catinelle

I riferimenti esoterici invece sono chiari e facilmente individuabili. Iniziamo dallo status del protagonista: come orfano di padre come potremmo definirlo se non figlio della vedova? L'unico ricordo del padre è un accendino, uno zippo, un lascito illuminante non solo in senso metaforico ma anche in senso pratico, ed entra in scena quando arrivato a Saliceto il nostro eroe scende nella grotta. In questa discesa è evidente il riferimento al V.I.T.R.I.O.L. "Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem". Ma in questo "Interiora Terrae" troviamo un riferimento alchemico ancora più specifico "illuminato" provvidenzialmente dallo Zippo, eredità paterna: è l'androgino, dipinto su una roccia, senz'altro ripreso dal Rosarium Philosophorum. Il termine "Rosarium" si riferisce alla simbologia della rosa: quella stessa simbologia che troviamo sulla facciata della chiesa di San Lorenzo, sempre a Saliceto. Altra simbologia presente sulla facciata è quella di Ermete Trismegisto, associazione tra il dio greco Ermete/Ermes (padre di Ermafrodito, vedi l'androgino di cui sopra) e Thot dio Egizio. Quasi inutile ricordare che da Ermes deriva il temine Ermeneutica, l'arte di scoprire i significati nascosti, e il temine "Ermetico". Ma per mantenere un certo Ermetismo è proprio Ermete che nel dipinto di Dosso Dossi invita a tacere, come nel motto Zoroastriano: "Scire. Potere. Audere. Tacere.". E analogamente nell'apparizione (immaginata? sognata?) che ha il protagonista nella residenza del conte, vediamo il misterioso personaggio capo della processione che ci riporta lo stesso messaggio tenendo l'indice sulla bocca.

*Attenzione spoiler*

Dopo la discesa agli inferi, c'è la salita al paradiso che per un regista evidentemente può prendere solo le fattezze della Mole, sede del museo del cinema e simbolo stesso della cinematografia. In questo paradiso dopo un uomo vitruviano, per fortuna non cadavere come ne "Il Codice Da Vinci", e vicissitudini varie la nostra coppia (gli opposti si sono riuniti) arriva a contemplare l'infinito. E la scena ricorda molto un quadro di Caspar David.

Il mistero di Dante

Scoperto Louis Nero mi sono posto il dubbio se quello che avevo visto era un episodio isolato oppure c'è veramente del talento. Mi sono avventurato quindi nel precedente "Il mistero di Dante". Se "The broken key" è un bel film, "Il mistero di Dante" è un capolavoro che dovrebbe finire tra i film cult. Dire che è originale è poco. Inizia come mockumentary, si sviluppa per la maggior parte della durata come documentario e si chiude nuovamente come mockumentary. Nel documentario sono intercalate delle letture dalla "Divina Commedia" visivamente accompagnate con scene che appartengono più all'arte contemporanea che al cinema.

Ma la cosa più sorprendente è il documentario stesso. Diversi personaggi di altissimo livello culturale, religioso e artistico, rispondono alle stesse domande, non esplicitate ma che si possono vagamente intuire, con un'armonia, una collegialità, che potremmo paragonare a quella di un'orchestra sinfonica. Ognuno sta eseguendo lo stesso pezzo musicale, declinato col proprio timbro. Uniti nel montaggio finale danno la sensazione di una sinfonia ben diretta, ma in realtà ognuno ha risposto per conto suo. Personaggi di questo livello non avrebbero certo accettato di seguire un copione scritto da altri.
Come detto sopra, anche per questo film se qualcuno si aspettava la lezioncina scolastica su Dante, la ricostruzione biografica o banalità di altro genere, ha sbagliato clamorosamente regista.

Nel prossimo futuro mi riservo di vedere anche altre sue opere, in particolare mi incuriosisce "Pianosequenza", ma da bravo cinefobo non voglio forzarmi la mano.

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