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Ultimo aggiornamento: 25 Marzo 2023 (Germinal - Poule)

Tu hai uno scopo. Ogni essere vivente ha uno scopo.
You have a purpose. All beings have a purpose.
(Story a Cleveland)

"Lady in the water" una favola della buona notte non capita


Shyamalan, la critica e il pubblico - La trama - Il contesto - Il tema centrale - Verona - E' solo una bella favola


Shyamalan, la critica e il pubblico

Sulla scia dell'incompreso film "La grande bellezza" di Sorrentino di cui ho parlato qui, mi accodo anche con questo bellissimo, ma ancor più incompreso, "Lady in the Water" del bravissimo M. Night Shyamalan.
Se "La grande bellezza" è stato stroncato solo dalla critica italiana (forse parte di quella mondanità romana umiliata nel film), "Lady in the Water" è stato stroncato dalla critica tutta, e Shyamalan ha incasellato una serie di Razzie Awards per me veramente incomprensibile. Se lo stesso regista se li era pienamente guadagnati con "After Earth", film talmente brutto che sembra non appartenergli, con questa piccola grande favola che è "Lady in the Water" no, non comprendo nessuna delle critiche e di questi "Oscar al contrario".
Purtroppo anche il pubblico non lo ha apprezzato e il film si è rivelato un flop anche al botteghino. Però di questo francamente non mi stupisco, anzi mi stupisce di più quando i film di Shyamalan hanno successo: sono film lenti, posati, dove spesso bisogna ragionare sui particolari, tenere alta l'attenzione. Insomma non sono prodotti per gli appassionati di storie di supereroi o per chi adora i cinepanettoni, o per chi cerca i film d'azione; ma allo stesso tempo non sono neanche film per chi cerca qualcosa di più del semplice intrattenimento in storie verosimili di denuncia sociale o quant'altro.
Shyamalan è solo per palati raffinati.

La trama

Un tempo gli uomini e gli esseri dell'acqua erano in contatto. Loro ci consigliavano, ci parlavano del futuro. Gli uomini li ascoltavano e le profezie si avveravano. Ma gli uomini non ascoltarono bene come avrebbero dovuto. Il bisogno di possedere tutto li spinse a conquistare terre sempre più lontane dal mare. Il mondo magico degli esseri che vivono nell'oceano e il mondo degli uomini si separarono.

Il preambolo del film introduce subito in un mondo fantastico che era collegato al nostro, collaborava con l'umanità, ma che per avidità degli uomini si era separato ed è ormai quasi dimenticato.
E qui inizia la vicenda, in un condominio di Filadefia dove troviamo il protagonista Cleveland, il portiere tuttofare con un triste passato alle spalle, che con l'occasione di accogliere un nuovo inquilino ci presenta una prima parte degli altri residenti. Il condominio ha una forma ad "U" e si affaccia internamente su una piscina centrale: questa sarà il punto focale, il luogo centrale degli avvenimenti.
Cercando di scoprire chi usa la piscina fuori dall'orario consentito Cleveland scopre la presenza di una "ninf", e grazie a una vecchia favola ricordata da una famiglia coreana, madre e figlia, ricostruisce tutte le caratteristiche di questo essere fantastico.
Lo scopo della ninfa si scopre essere quello di incontrare uno scrittore, che sta scrivendo un libro che potrebbe salvare l'umanità; il classico "libro nel cassetto" che l'autore scoraggiato sta abbandonando. Quindi Cleveland cerca con discrezione di scoprire chi sia questo scrittore, e poi in un secondo momento, dopo averlo trovato e dopo che la ninfa ha svolto il suo lavoro, Cleveland coinvolgerà pian pianino buona parte del condominio per aiutare la ninfa a tornare a casa.
In tutto questo Story (la ninf) e Cleveland sono ostacolati dallo "scrunt", una belva di natura soprannaturale somigliante ad un grosso cinghiale col manto verde, che cerca di uccidere la povera ninfa.

Il contesto

La struttura sui cui si articola il film si basa fondamentalmente su un equilibrio di tre aspetti: un aspetto grottesco e a tratti ironico, quello surreale e quello metaforico.

L'aspetto grottesco è legato per lo più alla caratterizzazione dei personaggi, e come vedremo non è solo un vezzo estetico ma è funzionale alla storia. Abbiamo quindi fin da subito un ragazzo che fa il semi-culturista, e per portare avanti quello che lui considera un esperimento scientifico su sé stesso, allena solo metà del suo corpo. C'è la famiglia coreana dove madre e figlia, pur andando tutto sommato d'accordo, continuano ad urlarsi dietro in un modo un po' sopra le righe; poi c'è il nuovo inquilino di inizio film che è un critico cinematografico, ormai annoiato dalle trame ripetitive dei film, che vede la realtà ormai solo tramite gli stereotipi che ha accumulato in anni di visioni cinematografiche. Mi verrebbe da dire che quest'ultimo personaggio un po' caricaturale è forse quello che è costato la stroncatura al film, ma forse sono solo io che penso male.
A questo punto dovrei elencare tutti i condomini: la signora che spiattella i segreti intimi del marito fin che lui è in bagno, il gruppo di giovani annoiati che si trovano fumando e chiacchierando del nulla, insomma un po' tutti sono caratterizzati in modo buffo.

L'aspetto surreale non va confuso con quello soprannaturale, quest'ultimo è inevitabile nella favola, per la sua stessa natura. Quindi saranno soprannaturali la ninfa, lo scrunt, i tartutic (esseri simili a scimmie) e forse l'aquila stessa. Quello invece che appare surreale è il come tutti accettino spontaneamente subito per vera la storia della ninf che Cleveland racconta loro quando va in giro a reclutarli. E prima ancora nessuno si stupisce di quando lui va a fare domande strane, ma soprattutto dopo una prima ricostruzione di questo rito fantastico, c'è solo una timida obiezione quando il primo tentativo fallisce miseramente.
E' evidente che bisogna porsi come bambini di fronte a questa favola: tutta la storia si avvia verso una logica, un contesto, che esula dalla normale realtà, e come un bambino accetta pian pianino questo pazzo mondo senza stupirsi troppo, anche lo spettatore deve lasciarsi trasportare senza applicare troppo la logica scientifica.

L'ultimo aspetto è quello metaforico: qui tutto rappresenta qualcos'altro.
Il condominio rappresenta il mondo, i condomini l'umanità in tutta la sua variegata essenza e l'acqua rappresenta un primo contatto col soprannaturale (anche se il vero riferimento è alla fine il cielo). In particolare però l'acqua per Shyamalan rappresenta in generale anche un pericolo: per il protagonista di "Unbreakable" era il suo tallone d'Achille, anche per gli alieni in "Signs" era mortale e il nostro protagonista Cleveland rischia di morire affogato in piscina.
Il bosco rappresenta il soprannaturale di cui bisogna avere paura perché da lì arriva lo scrunt, e da lì arrivano anche i tartutic; ma anche questa non è una novità per il regista: il bosco che c'è in "The Village" ha lo stesso significato.

Il tema centrale

C'è un tema ricorrente, un vero e proprio Leitmotiv, che caratterizza buona parte dei film di Shyamalan, ed è quello delle vocazioni.
Heidegger ci spiega come l'essere umano, ovvero l'Esserci (Dasein) come lo chiama lui, viene "gettato" in questa realtà senza poter scegliere, senza potersi prima "configurare" (chiedo scusa per il termine da informatico, da bifolco della filosofia) e solo dopo può realizzare la propria vita con un progetto, costruirla con le proprie scelte. Se non lo fa avrà una vita inautentica, regolata dalla chiacchiera, cioè dal nulla.
Qui a a mio avviso Shyamalan si inserisce con una nota ricorrente: è vero che possiamo scegliere liberamente, e come direbbe Sartre siamo "condannati a scegliere", però è anche vero che ognuno di noi ha ricevuto una vocazione, un dono particolare, un'inclinazione che ci guida verso un progetto che è nostro, ma che allo stesso tempo fa parte di un qualcosa più grande di noi. Come dice Story nella battuta riportata all'inizio: "Tu hai uno scopo. Ogni essere vivente ha uno scopo".
O come dice la Prima Lettera ai Corinzi: "Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito". Non so se Shyamalan oltre ad essersi formato in scuole cattoliche, come riportato da Wikipedia, abbia abbracciato il Cattolicesimo, ma la sua posizione è assolutamente congruente con questo e si situa tra i due estremi: da un lato il pelagianesimo, per il quale l'essere umano può riscattarsi da solo con la propria volontà, dall'altro il giansenismo per cui tutti gli esseri umani sono peccatori, ma solo alcuni sono predestinati e non si può fare nulla per cambiare questa situazione.
Nel mezzo c'è questa situazione ribadita, come si diceva, in buona parte dei film del regista. Ad esempio Cole, il bambino de "Il sesto senso", ha ricevuto il potere di vedere e parlare con i morti, in particolare quelli che hanno lasciato qualcosa in sospeso in questo mondo. Fin che non riesce ad accettare questo dono con il compito che questo comporta, lo vediamo terrorizzato e infelice, chiuso e depresso. Poi quando finalmente lo accetta riesce a vivere più serenamente.
La stessa situazione la troviamo in "Unbreakable", dove David Dunn si rivela sempre triste e insoddisfatto fino a che non riesce a realizzare la propria natura di super-uomo, indistruttibile e capace di vedere con dei flash i crimini delle persone che lo toccano. Prima di scoprirlo inconsciamente aveva tacitato il suo mal de vivre trovando lavoro come guardia giurata, ma la sua vera vocazione era di fare il supereroe.
Ancora in "Signs" troviamo un pastore protestante che in seguito alla morte della moglie ha abbandonato il suo ruolo perdendo completamente la fede. La sua era la vocazione giusta: anche da ateo i suoi ex parrocchiani lo identificano per quello che era (la ragazza che si confessa ad esempio). In questa sua situazione di ateo è fortemente infelice ed amareggiato fino che alla fine, quando recuperando la sua fede e riprendendo il suo lavoro di pastore, non lo vediamo finalmente sereno.
Con questa chiave di lettura "Lady in the water" è un fiume in piena: qui tutti si trovano in questa situazione a partire dal protagonista. Tutti avevano una vocazione, che avevano coltivata inconsciamente, e quando si trovano a poterla applicare con una richiesta che rasenta l'assurdo non esitano.
Non vado oltre solo per non fare troppi spoiler, ma chi ha visto il film o lo vedrà credo che possa capire cosa intendo.

Verona

Come può entrare Verona con una vicenda ambientata a Filadelfia, scritta e diretta da un regista indiano naturalizzato statunitense e basata su una (presunta?) storia della buona notte coreana?
C'entra eccome.
Le favole, consciamente o inconsciamente, attingono da un patrimonio comune, da una memoria collettiva o meglio, come direbbe Jung, da un inconscio collettivo. Ecco quindi che nei Monti Lessini, nel nord della nostra provincia, troviamo un patrimonio di leggende, di storie della buonanotte ma, più precisamente, di storie da "filò" che ci ricollegano pesantemente alla favola del film.
Il filò era questo momento serale, nel dopocena, dove le famiglie, i vicini, e gli amici che giungevano appositamente si raccoglievano nelle stalle, luoghi per eccellenza riscaldati dagli animali (forse in modo non del tutto ecosostenibile visto che gli allevamenti animali sono additati tra le principali fonti di CO2). Qui mentre le donne filavano, da cui il nome filò, tutti raccontavano storie tramandando così un patrimonio culturale che in buona parte è andato perso, ma che in parte si è salvato grazie alla buona volontà di alcuni appassionati di folklore locale.
Tra queste storie si annoverano quelle riguardanti le anguane, creature mitiche legate in generale all'acqua (in molti casi sovrapponibili alle fade, delle quali però non trovo traccia su Wikipedia). Le tradizioni più antiche raccontavano di come queste, al pari delle ninf del film, collaborassero con gli uomini insegnando loro anche molte cose, come fare il burro ad esempio, spesso frequentandoli e talvolta accoppiandosi anche con loro.
Da un certo momento storico in poi nelle leggende questi esseri sono diventati maligni, letteralmente in odor di zolfo visto che si attribuivano loro caratteristiche tipiche di Pan e dei fauni in generale, e cioè piedi caprini e gambe, anzi zampe, pelose. Questo momento ben preciso è rappresentato sempre come il (presunto) passaggio di San Carlo Borromeo che andava al Concilio di Trento. San Carlo è stato certamente uno dei promotori del concilio, ma mi sembra che non ci siano documentazioni ufficiali che ne attestino l'effettiva presenza; ma in ogni caso non si capisce perché per andare a Trento invece di passare dalla facile e sicura Val d'Adige avrebbe dovuto allungare con grande sforzo la strada passando dai monti Lessini.
Il senso comunque è chiaro: con l'occasione del concilio, il cristianesimo alla fine ha censurato anche gli ultimi residui di paganesimo rimasti in zone isolate come quelle montane della nostra provincia.

E' solo una bella favola

Purtroppo questo film è solo una bella favola, delle buonanotte o meno. Dico purtroppo perché in questo momento storico più che mai avremmo veramente bisogno di uno scrittore che con il suo "Libro di ricette", così come era indicato nel film, mettesse l'umanità sulla strada giusta.
C'è un disastro climatico già significativamente iniziato e che crescerà esponenzialmente nei prossimi anni, siamo sull'orlo della terza guerra mondiale, a meno di non volerla considerare già iniziata "a pezzi" come l'ha definita papa Francesco, e in generale non c'è modo di mettere d'accordo questi 8 miliardi di abitanti del pianeta che in buona parte vivono in condizioni di miseria.
Non ci sono ricette per sistemare tutto questo, forse solo la buona volontà individuale potrebbe far qualcosa. Però questa è una favola e nelle favole il sogno non solo è ammesso, ma è assolutamente auspicabile.
Almeno lì.

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