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Ultimo aggiornamento: 10 Aprile 2021 (Germinal - Gainier)

Sono io oppure tutti gli altri stanno impazzendo?
(Arthur Fleck/Joker)

"L'incredibile Hulk" (1977-1982) e "Joker" (2019): gli anti supereroi


Due facce della stessa medaglia

L'uno è un telefilm (o serie televisiva) e l'altro un film, l'uno è della fine anni '70 primi anni '80 dello scorso secolo mentre l'altro è del 2019, uno ha per protagonista un supereroe buono (anche se un po' fuori controllo) mentre l'altro ha per protagonista un supercattivo che poi si scontrerà con Batman, "L'incredibile Hulk" nasce per la televisione mentre "Joker" nasce per il cinema. Cosa possono avere in comune? Molto più di quello che potrebbe sembrare, non c'è dubbio.
Prima di vedere cosa, riassumiamo brevemente questi due mondi ascrivibili (apparentemente) all'universo dei supereoi "Made in USA".

L'incredibile Hulk

Cominciamo col dire che le 5 stagioni de L'incredibile Hulk rappresenterebbero oggi una delusione per un qualsiasi appassionato di supereroi. Non mi sono stupito nel leggere su Wikipedia che "Inizialmente Bixby [l'attore protagonista] non era affatto convinto [del ruolo] perché aveva letto i fumetti di Hulk e li aveva trovati ridicoli, ma cambiò idea dopo aver letto la sceneggiatura del pilota scritta dal creatore della serie Kenneth Johnson".
La genesi del telefilm assomiglia vagamente all'originale del fumetto: il dottor David Banner (Bruce Banner nel fumetto) resta vittima di un incidente coi raggi gamma in un esperimento genetico/radiologico (un esperimento per un ordigno nucleare nel fumetto) e scopre di trasformarsi in un grosso mostro verde ogni qualvolta si arrabbia, o ha paura. Questo mostro verde chiamato Hulk, che in inglese significa letteralmente "un oggetto grande e ingombrante", nel telefilm è interpretato con solo un po' di trucco dal culturista Lou Ferrigno dipinto di verde, mentre nel fumetto il mostro è disegnato ben più grande e potente.

Alla fine dell'episodio pilota che narra la genesi del mostro, il professor David Banner lascia che tutti lo credano morto e inizia la sua fuga per sfuggire ai giornalisti, e in particolare a Jack McGee mastino del "Nationale Register" che lo inseguirà poi per tutti gli Stati Uniti. Quasi tutti gli altri episodi seguono più o meno lo stesso format: troviamo di volta in volta David sotto falso nome in una nuova città, con un nuovo lavoro solitamente di manovalanza probabilmente ottenuto senza dover fornire molte referenze, e nei casi più fortunati in ambienti che gli consentano di portare avanti le ricerche per risolvere il suo problema. Ogni volta il buon professore si imbatte inevitabilmente in cattivi che stanno opprimendo dei buoni, fino alla scena madre in cui (casualmente sempre di nascosto) si trasforma suo malgrado in Hulk, e dopo aver distribuito quattro sberle e aver rotto quattro mobili (stile Bud Spencer) sistema tutto senza ammazzare nessuno.
Possiamo dire che nel complesso è visibile anche da bambini sotto i sette anni: non c'è nessun morto, nessuna vera violenza e il tutto si muove in un contesto altamente morale.

Joker

Ovviamente stiamo parlando del film capolavoro di Todd Phillips (regista anche di "Una notte da leoni" e "Starsky & Hutch" nonchè sceneggiatore di "Borat") con Joaquin Phoenix e Robert De Niro, vincitore di due oscar (più nove candidature), acclamato in tutto il mondo, e che è sicuramente molto più conosciuto del telefilm precedente non fosse altro per il fatto che è del 2019 (tre anni fa).
Gli avvenimenti narrati dovrebbero rappresentare il prequel alla storia di Batman: ovvero dovrebbe spiegare come mai i genitori di Bruce Wayne sono stati uccisi in un vicolo da un piccolo delinquente per futili motivi. L'intero film ci porta a capire che questi motivi, tutto sommato, tanto futili non erano.

Facendola breve (e con tanto di spoiler) scopriamo che Arthur Fleck, il futuro cattivissimo Joker, sembra essere il figlio illegittimo del miliardario Thomas Wayne, padre di Bruce, e di Penny Fleck in origine sua segretaria.
Arthur fa il clown di professione, vive con la madre Penny in un contesto economico molto misero, soffre di disturbi mentali e in seguito ad un incidente sul lavoro (gli cade inavvertitamente a terra un revolver vero in una festa per bambini) viene licenziato e comincia una spirale discendente (non che fino a lì fosse messo molto bene).
Dopo aver ucciso per difesa un paio di giovani-bene che lo avevano aggredito nella metropolitana, Arthur cerca di incontrare quello che scopre essere il suo vero padre venendo respinto in modo umiliante: gli viene rivelato di essere stato adottato da sua madre per essere poi spacciato come il figlio dei Wayne. In un precipitarsi degli eventi il nostro parte per la tangente: uccide la madre in quello che potrebbe essere confuso come un gesto pietoso di eutanasia, ma in realtà per vendicarsi di avergli rovinato la vita, si vede umiliato nello show televisivo del suo idolo, il conduttore Murray Franklin, come "comico he non fa ridere" e dopo essere approdato egli stesso allo show compie il suo omicidio di consacrazione: uccide con un colpo di revolver Murray in diretta televisiva.
Già dopo i primi due omicidi Joker era diventato l'idolo delle folle, o perlomeno di tutta quella base sociale che si sentiva emarginata e frustrata e che emulandolo si trucca come lui, ma dopo il suo gesto eclatante dà il via ad una rivolta totale in cui viene ucciso poi il miliardario Thomas Wayne, futuro probabile sindaco e padre di quel Bruce che diventerà poi Batman.

Umani, troppo umani

Perché li definisco due anti supereroi?
Con Joker è evidente che ci troviamo di fronte innanzitutto non ad un eroe, ma ad un vilain, ad un cattivo, ma soprattutto non ad un "supercattivo": Joker non ha superpoteri, è solo un criminale più pazzo ed allo stesso tempo più efficiente degli altri. Non è neanche il genio malvagio alla Lex Luthor: Arthur Fleck è solo un uomo con una travagliata storia alle spalle.
E l'Hulk dei telefilm non ha i superpoteri di quello dei fumetti, poi ripreso in tanti film. E' solo un culturista non solo per la macanza di effetti speciali, probabilmente negati dal budget, ma anche per quello che fa: se dobbiamo ascriverlo al ruolo dei supereroi, allora dobbiamo inserire anche Bud Spencer, Bruce Lee e tanti altri. Ma soprattutto il suo ruolo nel telefilm è quello di deus ex machina che interviene per sbloccare la situazione che sembra irrimediabilmente persa per i buoni. Poi sparisce. L'impianto dei telefilm ruota intorno al buon David, il super scienziato che accetta sommesso i lavori più umili, che si fa amare da tutti (i buoni) e che dà sempre comunque il suo apporto nella risoluzione della vicenda.

Facendo un'analisi neurologica della trasformazione David-Hulk, si potrebbe catalogarla come un "Fight Or Flight Response", "Reazione di attacco o fuga", portato ad un eccesso fantascientifico: la scarica generale del sistema nervoso simpatico che comporta una cascata di ormoni che invadono l'organismo non solo agisce interiormente ma sconvolge anche esteriormente l'individuo fino a modificarne la struttura muscolare e la colorazione epidermica (che poi nel fumetto originariamente doveva essere grigia, ma per problemi di stampa è poi diventata verde). Nella versione di Hulk "Joe Fixit" in cui troviamo anche un Hulk grigio, viene data un'interpretazione freudiana della trasformazione, come rileva Wikipedia: "l'Hulk verde corrisponde all'ES freudiano e l'Hulk grigio al super Io". Personalmente però propendo per una lettura junghiana nella quale troviamo un complesso che prende il comando e dirige l'azione. Non più l'io di David quindi, che nella visione policentrica junghiana è solo uno dei tanti complessi, ma qualcos'altro che per comodità chiameremo Hulk.
Se per David Banner questo cambio è momentaneo, pochi minuti a puntata, per Arthur Fleck è patologico, è definitivo: il trauma dato dalla scoperta della menzogna della madre e il trauma di venir deriso in televisione dal suo idolo rompono le ultime barriere di un delicato equilibrio.

Nel paranoico abbiamo esattamente la stessa condizione: egli si sente costretto a difendersi contro ogni critica esterna perché il suo sistema delirante è fortemente attaccato all'interno.
(Importanza dell'inconscio in psicopatologia, p. 149; 1985)

Ecco quindi nascere un nuovo Arthur, che come nel caso di David cambia anch'egli il nome: Joker.
Nessuno Edipo Freudiano: non tragga in inganno la scena della vasca dove Arthur fa il bagno a sua mamma nuda. Lui suo padre voleva solo conoscerlo, non ucciderlo, voleva essere accettato da lui. Al limite potremmo evocare Lacan o Recalcati sull'assenza della figura del padre.

Un'ulteriore assonanza è data dalle musiche. Forse la questione potrebbe essere opinabile, ma non più di tanto.
Nel telefilm ovviamente non c'è una colonna sonora propriamente detta, ma le musiche di Joe Harnell hanno ottenuto la nomination per l'Emmy Awards nel 1982, e in particolare la sigla finale "Lonely Man" è perfetta, malinconica e struggente al punto giusto.
Per Joker invece c'è stato l'oscar per la migliore colonna sonora a Hildur Guðnadóttir, ma soprattutto la scelta di Sinatra con "That's life" per la scena finale è stata azzeccatissima.
E' irrilevante? Non credo: a fronte di un buon prodotto cinematografico o televisivo, la musica è la ciliegina sulla torta, è quel particolare che poi resta nella memoria, mentre viceversa nei prodotti di intrattenimento la musica non ha ambizioni, e quindi poi sfugge insieme al resto del film.

Due visioni del mondo opposte

La vera grande diversità tra l'Hulk di Johnson e il Joker di Phillips sta proprio nella visione che offrono degli Stati Uniti, e in particolare dell'umanità che li circonda.
Innanzitutto in generale nel mondo classico dei supereroi il bene e il male sono perfettamente riconoscibili e ben distinti, e nell'eroe di turno dai superpoteri possiamo vedere gli Stati Uniti come vedono sè stessi, il paese che detiene la leadership mondiale, perlomeno per il mondo occidentale ma non solo, dal dopoguerra ad oggi e che ha l'esercito più forte, meglio addestrato, con le armi più tecnologicamente avanzate e che interviene generosamente a fermare i cattivi e ad aiutare i buoni in tutti i continenti.
E se nei supereroi più datati tutto questo avviene in purezza, in altri successivi questo interventismo viene messo in discussione dai media e di conseguenza dall'opinione pubblica. Ecco quindi che troviamo Spiderman, alter ego di Peter Parker, che tra i suoi nemici può annoverare anche J. Jonah Jameson, direttore della testata "Daily Bugle" per cui lavora lo stesso Peter, che non perde occasione di avversare la figura dell'Uomo Ragno (e più in generale di tutti i supereroi). In "Watchmen" una legge rende illegali i supereroi e l'ultimo rimasto, il Dottor Manhattan si autoesilia dalla terra dopo che gli è stata rivoltata contro l'opinione pubblica. Analogamente nel lungometraggio della Pixar "Gli Incredibili - Una "normale" famiglia di supereroi", dopo gli ennesimi danni provocati da Mr. Incredibile viene emanata una legge che mette al bando i spuereroi garantendo loro un'amnistia se si ritirano a fare una vita normale nelle loro identità segrete.
Insomma gli USA dopo le proteste degli anni '60 del secolo scorso, si sono trovati spaesati nel trovare una resistenza interna ed esterna nei paesi alleati, sia da parte della stampa che dell'opinione pubblica: i buoni che combattevano i cattivi sono stati oggetto di critiche ingiuste e ingrate. E questo spaesamento lo troviamo anche nel mondo dei supereroi.

In questo contesto la figura di Hulk in generale e del Joker di Phillips in particolare rappresentano due facce di una stessa medaglia che si discosta dal contesto eroico autoincensante appena descritto che in linea di massima caraterizza questo mondo di supereroi.

Hulk non è nè buono nè cattivo: è fuori controllo! Nel telefilm è soggetto alla caccia di un giornalista, ma si tratta di un rappresentante di una categoria di "serie B" che lavora per una testata scandalistica che gonfia avvistamenti poco credibili di avvenimenti fuori dall'ordinario. Insomma non è vittima dell'ostilità gratuita della stampa.
Anche se fuori controllo non colpisce a caso ma, conservando tracce dell'io di David Banner, colpisce i cattivi. Però, nonostante questo, a causa della mancanza di controllo che può esercitare su Hulk, David Banner lo rifiuta e cerca di annullarlo: non è l'eroe che si sente senza macchia e incompreso. E infine i cattivi non sono poi cattivissimi, ma dei bricconi per i quali c'è forse speranza di salvezza.

Il Joker del film non è quello dei fumetti o dei film di Batman, non è un essere umano che ha la sfortuna di appartenere a quella fetta di umanità che sono i cattivi senza possibilità di redenzione. Il mondo di Batman è esattamente l'opposto di quello descritto nel film: è un mondo nettamente "lombrosiano" dove i criminali sono atavicamente dei subumani, secondo Cesare Lombroso a causa della loro costituzione fisica, secondo la mentalità liberale e capitalistica americana a causa dell'innata pigrizia che li ha condannati ad un povertà da cui cercano di riscattarsi scegliendo la scorciatoia della delinquenza.
In "Joker" la situazione si rovescia: i buoni sono cattivi, o quantomeno insensibili, e i cattivi non sono altro che una fetta di umanità relegata al degrado che si ribella.

Da notare che come ambientazione storica Hulk e Joker sono più o meno coevi: anni '70/'80 dello scorso millennio. Però Hulk è stato prodotto e trasmesso effettivamente a cavallo delle due decadi, mentre Joker è del 2019. Ecco quindi che nell'Hulk televisivo abbiamo ancora, per quanto con molte differenze, quella suddivisione tra buoni e cattivi del mondo classico dei supereroi, perchè nonostante le proteste di una fetta dell'opnione pubblica, la maggioranza della middle class statunitense nutriva ancora una fiducia incontrastata nella via americana allo sviluppo. Nel 2019 la situazione si è sensibilmente modificata a causa di molti fattori tra i quali, uno su tutti, la crisi del 2008.

Insomma: Hulk e Joker sono per certi versi opposti, ma entrambi staccati dall'illusorio mondo manicheo dei supereroi.

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