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Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre 2023 (Frimaire - Pignon)



Vorrei vivere in un film di Wes Anderson,
vederti in rallenty quando scendi dal treno.
Coi personaggi dei film di Wes Anderson
idiosincratici, più simpatici di me.
E i cattivi non sono cattivi davvero.
E i nemici non sono nemici davvero.
Ma anche i buoni non sono buoni davvero.
(I Cani, "Wes Anderson" dall'album
"Il sorprendente album d'esordio de I Cani")

AAA: Assurdo Asteroide Andersoniano


Prefazione - A come Assurdo - B come Bianco e Nero - C come Colori - D come Deserto - D come Divi - N come Nudo - P come Ponte - R come Recitazione - S come Scienza - U come UFO - W come Wake Up - Non conclusione


Prefazione

In più occasioni Simone Albrigi, in arte Sio, ha ribadito: "solo perché non so disegnare non posso fare fumetti?". E infatti è uno dei più famosi autori di fumetti in Italia (casualmente è anche originario della Val Squaranto fucina di geni).
Quindi anch'io mi accodo: solo perché sono cinefobo, faccio fatica a guardare un intero film, non ho una cultura specifica, solo per queste piccole inezie non dovrei parlare di film? Non si dice recensioni vere e proprie, ma almeno le mie impressioni potrò esprimerle, no?
Premetto questo perché tutte le pagine che ho trovato in rete su questo film, sia positive che negative, si basano sempre su tutti i lavori precedenti del regista Wes Anderson. Quindi per giudicare questo nuovo capitolo sembrerebbe obbligatorio aver visto i precedenti. Ebbene, questo è il primo film di Wes Anderson che ho visto, e per inciso mi è piaciuto molto.
La cifra stilistica del regista, dai colori alla caratterizzazione dei personaggi, per alcuni è una fonte con acque sempre limpide e ristoratrici in cui immergersi con piacere e voluttà, per altri è la solita minestra che servirebbe a nascondere un vuoto di idee che addirittura lo stesso Anderson ammetterebbe (secondo loro) nel corso del film.
Mah! Mi chiedo solo come sarebbero stati i vari commenti se per ciascuno questo film fosse stato il primo ad essere visto. E comunque non mi faccio intimorire da quelli che ne sanno: scrivo per chi come me non conosce le altre sue opere, per chi non è né andersoniano né snobista annoiato.
Il film è appena uscito dalle sale, è nuovissimo per i miei standard. Quello che mi ha spinto a parlarne è che appena uscito dal cinema, momento in cui di solito sento un desiderio spontaneo di fare qualche commento al film, in questo caso non sapevo cosa dire. Ma non perché sia un film inutile, vuoto, che non dà niente, anzi! L'impressione fin da subito era quella di aver visto un film grandioso ma ... non sapevo perché, e in parte ancora adesso mi sembra che manchi qualcosa in tutto ciò che ho scritto, o forse semplicemente questo qualcosa non è esprimibile a parole.
Per questo ho deciso di seguire, come in altre occasioni, la moda dei piatti destrutturati. In questo caso ho cercato di mettere tutto in ordine alfabetico (probabilmente con risultati discutibili).

A come Assurdo

Questo film non è assurdo come il teatro dell'assurdo, anche se un po' ci strizza l'occhio. Non è incomprensibile razionalmente come le migliori prove di David Lynch, una su tutte Inland Empire, perché anche se si sviluppa su più livelli questi sono razionalmente collegabili tra loro. Non arriva ad essere assurdo spingendosi oltre ogni limite del grottesco, come le farse slapstick con Leslie Nielsen, anche se i dialoghi lo sfiorano spesso questo limite.
Analizzando gli altri elementi forse anche chi non l'ha visto potrà intuire cosa intendo, diciamo che forse più che il termine "assurdo" potrei usare "straniante", ma non vorrei rischiare di cadere in un eufemismo. Insomma, diciamo che è straniante forte!

B come Bianco e Nero

Come accennato ci sono più livelli. Io direi che il primo livello è quello del pubblico in sala, cioè noi che guardiamo il film.
Il secondo livello è quello delle scene in bianco e nero nelle quali c'è una rottura della quarta parete: un presentatore molto simile al Rod Serling de "I confini della realtà" ("The Twilight Zone") ci spiega che stiamo assistendo alla genesi di un'opera teatrale che non esiste.
Si parte dallo sceneggiatore: non so se è un caso che il film sia stato fatto in contemporanea con lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood, ma bisogna dire che valorizza molto un lavoro piuttosto noioso che non si presta certo ad uno spettacolo di intrattenimento.
Quindi il nostro presentatore ci introduce ad un ulteriore piano narrativo.

Arriviamo così al terzo livello, sempre scrupolosamente in bianco e nero, ovvero il dietro le quinte di quest'opera teatrale che non esiste. Ci sono gli attori e la troupe che interagiscono fuori dal set, durante le pause, e che creano un'altra storia a sé stante (ma non del tutto!). Per farsi venire il mal di testa: noi stiamo guardando un film (1) dove c'è un presentatore che ci introduce alla genesi di un'opera teatrale (2) che è fatta da professionisti (3) che arrivano a concretizzarla (4).

C come Colori

Con i colori arriviamo così al quarto livello: benvenuti ad "Asteroid City".
Con un'altra rottura della quarta parete nella quale la voce narrante ci descrive l'assurda "Asteroid City", una città in mezzo al deserto con dei colori che nella loro falsità forse rappresentano meglio l'intima realtà di questo non luogo, dove l'assenza è una presenza costante, dove per antonomasia già le più antiche metafore bibliche ci insegnano che bisogna fare i conti con sé stessi. Dove non c'è nulla si è spinti giocoforza a cercare qualcosa oltre.
Per i verginelli come me che arrivano alla loro "prima volta" andersoniana con questo film, i colori sono in assoluto la prima cosa che colpisce profondamente. Per quelli che "ne sanno", sono i soliti colori andersoniani: qualcuno li odia o al massimo li sopporta, ma chi li ama, li ama alla follia. In via eccezionale metterò dei link fuori da Wikipedia: questo ad esempio è un sito dedicato interamente alle palette dei colori dei film di Wes Anderson. Ma tra i suoi fan si va anche oltre, ad esempio troviamo i ristoranti ispirati ai colori dei suoi film. Insomma, credo proprio che bisognerebbe intitolargli il nome di una corrente estetica (se non l'hanno già fatto).

D come Deserto

Come appena detto questo è il non luogo del ritiro dal mondo e in sé stessi. Però qui si svolge qualcosa di materiale più che spirituale: è l'annuale celebrazione dell'arrivo del meteorite che ha generato quell'enorme cratere che ci viene riproposto in varie scene. Celebrazione che si svolge con la premiazione di un concorso per adolescenti, nella quale troviamo i ragazzi più dotati che hanno proposto le invenzioni migliori. Sembra più un deserto spirituale quello che propongono gli organizzatori che sono militari, ma invece a dispetto dello spirito scientifico materialista vediamo che quasi tutti i personaggi arrivano con un loro peso, con un loro affanno, e in qualche modo se non lo risolvono del tutto comunque fanno qualche progresso, diciamo così, interiore, spirituale.
Ma il deserto è altresì anche un simbolo di libertà, perché è duro da affrontare ma in compenso ha spazio, è uno spazio sterminato, e se normalmente le regole sociali aumentano con la densità della popolazione, in un deserto possono quasi annullarsi. Il film in questo senso ci propone una splendida, ma forse dovrei dire orrenda, metafora: uno dei distributori automatici invece di dispensare bibite o articoli analoghi, dispensa certificati di proprietà assolutamente validi legalmente di piccoli appezzamenti nel deserto. Se i nativi americani si chiedevano come può un uomo "possedere" la terra per poi coltivarla o usarla come pascolo, qui il capitalismo va oltre e lottizza l'inutile, spinge al possesso del superfluo.
E come diceva Oscar Wilde: "Posso fare a meno di tutto, tranne che del superfluo".

D come Divi

Come si suol dire c'è un cast stellare, che per un ignorante in ambito cinematografico come il sottoscritto vuol dire riconoscere almeno quattro o cinque attori.
Matt Dillon che interpreta il meccanico direi che era la sua. Maya Hawke stentavo a riconoscerla abituato come sono a vederla nei panni di Robin in Stranger Things, così come Tom Hanks con i baffi che fa il cattivo che non è cattivo davvero come cantano I Cani (vedi citazione ad inizio pagina). Tilda Swinton invece è sempre bella e riconoscibile anche quando non è vestita da angelo asessuato come in Constatine. Particolarmente centrato con l'intero film, anche se compare poco, è Willem Dafoe: era anche in eXistenZ che con le sue scatole cinesi può trovare qualche piccola affinità con Asteroid City ed i suoi livelli.
Per dire la mia ignoranza cinematografica, mi sembra di non aver mai visto neanche un film con Scarlett Johansson, anche se l'avevo sentita nominare, mentre invece del protagonista Jason Schwartzman ignoravo anche il nome (Wikipedia suggerisce un cameo nella "Guida galattica per autostoppisti" ma proprio non lo ricordo). Chiedo scusa ad entrambi per la mia misera ignoranza.
Curiosamente invece per quello che riguarda Margot Robbie quest'anno ho visto addirittura due film con lei in sequenza al cinema: questo e il precedente "Barbie" (per dire il mio livello culturale).

N come Nudo

Sì, c'è anche una scena di nudo, femminile ovviamente. E qui purtroppo devo dire che la regia mi è scaduta clamorosamente.
Nel senso che non si vede bene.
Forse sarebbe servito Tinto Brass come consulente per quest'unica scena.

P come Ponte

Nessuno, ma proprio nessuno ne parla, eppure secondo me è un magnifico dettaglio, per non dire quasi una colonna portante per capire il film.
All'inizio di quello che personalmente ho identificato sopra come quarto livello, quello a colori, una voce narrante ci descrive, accompagnata dalle immagini, la città, Asteroid City. E in questa carrellata si sofferma in particolare su un ponte, una sorta di cavalcavia, mai terminato, fermo a metà, sospeso nel nulla con solo la segnaletica che ne vieta l'accesso per ovvi motivi.
Ora al di là dell'assurdità di non terminare un lavoro così (si sono accorti tardi che costava troppo?), c'è l'assurdità di non demolirlo e lasciarlo lì come "simbolo della città"; a dire il vero non ricordo le precise parole ma il concetto era questo.
Ma la cosa più assurda in assoluto è che un ponte del genere non sarebbe servito mai a niente neanche se fosse stato terminato. Nei paesi anglosassoni il termine per definire un'opera del genere è "White elephant", ma in italiano tutti abbiamo adottato la famosa definizione coniata da don Sturzo: "Cattedrale nel deserto".
Ebbene, Wes Anderson è andato oltre. Se una cattedrale nel deserto potrebbe quantomeno attirare dei turisti, come il negozio di Prada nel deserto ovvero l'installazione "Prada Marfa" di Elmgreen & Dragset, un ponte nel deserto che consente di scavalcare una strada deserta direi che è oltre ogni immaginazione.
Eppure in Italia ci aveva già pensato qualcuno in questa pagina a proposito del libro "Italia Bella", mi soffermo e mostro anche la foto di quello che ho ribattezzato il "ponte mancato" in Abruzzo. Se Wes Anderson è andato oltre, qua siamo più in là: non solo è inutile perché faceva parte di uno svincolo di una superstrada mai fatta, non solo non è stato terminato, ma è anche sbagliato! Nella foto in fondo alla pagina si vede che sono saliti contemporaneamente da una parte e dall'altra sbagliando di diversi metri il punto dove dovevano congiungersi.
Perché l'ho definito quasi una colonna portante per capire il film?
Perché una chiave di lettura potrebbe essere che tutta la realtà è inconsistente, è una finzione che fa parte (chissà) forse di un'altra finzione. La vita, sotto un certo punto di vista, potrebbe essere inutile come edificare un ponte nel nulla: cosa resterà di noi, di ciò che abbiamo costruito in tanti anni? E forse potrebbe anche restare incompleta, come per la moglie del protagonista morta lasciando tre bambine piccole e un adolescente. Ma forse qualcosa potrebbe rimanere, come il mezzo ponte rimasto come monumento simbolo della città, o come la moglie del protagonista assente e contemporaneamente presente nel film, e su più livelli.

R come Recitazione

La recitazione di tutti gli attori è pazzesca.
Il solito snob cinefilo direbbe che è la solita di Anderson, che fa parte della sua cifra stilistica, e se poi lo snob cinefilo fosse anche un detrattore del nostro film, probabilmente direbbe anche che non aggiunge nulla, che non stupisce più nessuno. E su quest'ultimo aspetto si sbaglierebbe, perché un verginello come me resta a bocca aperta e dice: "è fantastica!".
Il mio grande problema è che non saprei come descriverla, né come definirla, né tantomeno a cosa si potrebbe paragonare. So solo che è perfetta per il film e che gli attori sono veri attori, quelli che sanno veramente recitare e non quelli limitati, magari anche famosi, che recitano sempre sé stessi.
Però siccome alla fine qualcosa bisogna pur dire ... in generale c'è una recitazione che ufficialmente resta asettica, fredda come il classico gentleman inglese stereotipato ma trasudando al contempo fiumi di emozioni. Penso ad esempio al protagonista da poco rimasto vedovo quando dà la notizia ai suoi figli con un ritardo di settimane: impassibile lui e impassibili i figli. Non una lacrima da parte di nessuno, ma in realtà si vede che tutti soffrono.
Fra parentesi vorrei evidenziare anche la battuta degna del miglior Woody Allen, quando per riferire il suo stato affettivo all'attrice Midge Campbell con la quale sta nascendo una liaison dice: "Sono vedovo, ma non lo dica ai miei figli". A mio avviso dovrebbe restare fra le citazioni cinematografiche più cult di tutti i tempi.
L'unica che recita facendo trasparire qualche emozione è proprio lei Midge Campbell perché recita recitando. Non è un bisticcio di parole: Scarlett Johansson interpreta il ruolo di un'attrice, di una diva con annessi e connessi di gossip, che anche se non è sotto i riflettori recita spesso affettatamente anche nella vita normale.

S come Scienza

Cominciamo col descrivere, o ricordare, una delle prime scene del film, una di quelle che più mi ha lasciato a bocca aperta.
Appena arrivato ad Asteroid City il protagonista che di professione fa il fotografo di guerra è al bar con i figli, si sente uno scossone come di un'esplosione e all'intuitiva richiesta "cos'è successo?" la risposta è (più meno): "è uno dei test nucleari che fanno qui vicino". Al che il protagonista si affaccia alla finestra, vede il classico "fungo" all'orizzonte e scatta una foto.
Confesso che a me è venuta immediatamente alla mente la storia di Richard Feynman, il famoso scienziato che ha partecipato al Progetto Manhattan. Riporto testualmente da Wikipedia: "Feynman è anche l'unica persona ad aver visto l'esplosione nucleare di Trinity a occhio nudo, con la sola protezione del vetro del parabrezza di un autocarro per schermare le radiazioni ionizzanti nocive; è stato ipotizzato che questo o altri esperimenti abbiano causato danni futuri alla sua salute".
Proseguendo scopriamo che tutti gli ospiti arrivati ad Asteroid City sono lì per una convention annualmente organizzata dalle forze armate per premiare le migliori invenzioni dei teenager, che come vedremo sono tutte tendenzialmente belliche.
Scienza e fantascienza: dopo che arriva l'alieno che si è preso il meteorite, tutta la città viene messa in quarantena dai militari, e tutti vengono interrogati per scoprire chissà cosa.
E' evidente che la scienza, come viene presentata in questo film, non è altro che una serva dei militari. Nella sua complessiva leggerezza "Asteroid City" muove una pesante accusa a tutto un mondo scientifico che sembra ipocritamente disinteressarsi dell'uso che verrà fatto poi delle proprie scoperte.

U come UFO

Ho usato la parola UFO per rispettare più o meno l'ordine alfabetico e portare il paragrafo verso il fondo, ma in realtà non c'è nessun UFO, non c'è nessun oggetto volante non identificato: c'è l'arrivo di un'astronave tipicamente identificabile come extraterrestre nella letteratura e nel cinema, e anche se di questa non conosciamo la zona esatta di provenienza non possiamo chiamarla "UFO", altrimenti dovremmo chiamare così la totalità degli aerei che vediamo passare in cielo di cui parimenti ignoriamo la provenienza.
La scena dell'arrivo di questa astronave ha dell'assurdo (per restare in linea col film), ma non tanto per l'astronave in sé, il cui arrivo fa parte ormai dell'immaginario collettivo, ma per la scena nel complesso.
Sono tutti riuniti dentro il cratere in un meeting per osservare un evento celeste tramite una scatola di cartone messa sulla testa (sic!), quando all'improvviso arriva un'astronave. Tutti alzano la scatola e guardano la discesa di un alieno, tutti pieni di massimo stupore con la bocca spalancata dalla meraviglia, però nessuno emette suoni. Sembra la piazza del Palio a Siena all'apertura della busta contenente l'ordine di allineamento: un silenzio totale carico di tensione.
La discesa dell'alieno poi sembra una scena tipica dei Looney Tunes (a cui un po' tutto il film ammicca vistosamente, in particolare a Willy il Coyote e Beep Beep e in questo caso a Marvin il Marziano), anzi le movenze dell'alieno (scrupolosamente in stop-motion) ricordano un po' quelle della Pantera Rosa. In buona sostanza: è stupendo!
L'unica cosa verosimile sono le due azioni fatte dall'alieno: prima preleva il meteorite nel silenzio generale e poi, in una seconda visita fatta in analoga situazione qualche giorno dopo, lo riporta e lo rimette al suo posto. E qualcuno commenta: "l'ha inventariato".
Tutto ciò potrebbe sembrare assurdo a chi non ha mai letto nulla sui resoconti dei testimoni di incontri ravvicinati del terzo tipo, nei quali ci sono assurdità ben più marcate.

W come Wake Up

Scena finale, in bianco e nero: sono tutti radunati in una specie di aula, o piccolissimo teatro, e ad un certo punto dal pubblico uno che stava dormendo si sveglia e comincia a dire per primo quello che diventerà un mantra ripetuto da ciascuno in un crescendo di voci, fino ad arrivare a ripeterlo in coro tutti insieme: "Non puoi svegliarti se non ti addormenti!" ("You can’t wake up if you don’t fall asleep!").
Sembrerebbe ricordare il "Wake Up!" urlato da Jim Morrison in "An america prayer". Ovvero sembrerebbe ricordare il risveglio, la presa di coscienza, di tipo esoterico, mistico, iniziatico. Sembrerebbe, ma qui c'è un pezzo in più, c'è quel "se prima non ti addormenti" che rende tutto ancor più criptico.
Forse potrebbe essere un'allusione all'opera teatrale o cinematografica: immergiti in questa finzione, addormentati, poi potrai svegliarti e capire finalmente.
Però una domanda mi sorge spontanea: bisogna veramente spiegarlo il finale? Non possiamo lasciarlo avvolto in un alone di mistero?

Non conclusione

Tutto quanto ho detto finora è sbagliato, è tutto falso. Non c'è una chiave di lettura, il film va preso così com'è: bello.
Oppure c'è qualcosa, ma non saprei dire cosa.
Questo film è come la vita: sembra finta, ci sono persone che sembrano vere, le situazioni sono allucinanti, ma restiamo saldi, non facciamoci prendere dal panico alla prima quarantena.
Prima o poi ci sveglieremo.

Is everybody in?
Is everybody in?
Is everybody in?
The ceremony is about to begin

Wake up
You can't remember where it was
As this dream stops

Ci sono tutti?
Ci sono tutti?
Ci sono tutti?
La cerimonia sta per iniziare

Svegliati
Non riesci a ricordare dov'era
Appena questo sogno si ferma
(Jim Morrison, "Awake" da "An america prayer")

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